Il mercato ICT è in continua crescita stando ai dati recentemente diffusi da IDC: in Europa, in particolare, si amplierà del 22% fino al 2022 con tassi di sviluppo più alti che in ogni altra parte del mondo.
Ogni Paese continua però ad evidenziare specifiche esigenze in termini di prodotti e servizi per l’Information technology. Una riprova è che la domanda di servizi cloud viene avanzata in forme molto differenti.
Aruba fa presente che in Italia c’è maggiore consapevolezza sul tema cloud e le infrastrutture 100% fisiche sono diventate una rarità.
Nel 2018, il mercato del cloud pubblico in Italia ha raggiunto un valore di quasi 1,5 miliardi di euro, in crescita del 26,3% rispetto al 2017.
Sempre stando ai dati condivisi da Aruba, nel nostro Paese il livello di adozione dei servizi cloud in aziende con oltre 250 addetti è risultato superiore al 51%.
Se nel 2017 c’è stato il boom del cloud ibrido con tantissime richieste di soluzioni miste di cloud privato e infrastruttura fisica, strutturate sia on premise che nei data center, nel 2018 si è assistito a una trasformazione della domanda: è infatti tornato a crescere il cloud pubblico, anche in forza della grande attenzione nei confronti delle soluzioni di Disaster Recovery, Business Continuity e backup su piattaforma cloud.
L’impennata di richieste è da ricondursi anche alla piena operatività del GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati): la normativa partorita in sede europea prevede infatti la protezione del dato fin dalla progettazione dell’infrastruttura “by design“.
Aruba continua spiegando che la tendenza in Italia consiste oggi nell’introduzione in azienda di strategie multi-cloud: ne abbiamo parlato nell’articolo Come migrare i contenuti tra differenti provider. Verso il multi cloud.
Come abbiamo visto, le ragioni che portano alla migrazione di una infrastruttura o parte di essa su differenti provider sono molteplici: dal livello di servizio e di assistenza offerto (SLA), alla tipologia di servizio, dal livello di esperienza di un provider nella gestione di un servizio, alla ridondanza geografica e anche al prezzo (gli investimenti possono essere contenuti al massimo usando un approccio altamente scalabile e pagando solo le risorse cloud che effettivamente si impegnano).
Gli amministratori possono oggi allestire autonomamente e senza neppure sollevare il telefono, data center virtuali sul cloud abbinando più macchine e orchestrandone il funzionamento grazie a virtual switch, firewall, bilanciatori di carico, sistemi di unified storage e così via. Ne abbiamo parlato anche nell’articolo Il cloud non vive senza data center: cosa significa e quali sono le differenze.
Aruba sottolinea i vantaggi di affidarsi a una piattaforma cloud europea, un approccio che rientra in un discorso strategico, industriale ed economico. Lo stesso GDPR, da presunto ostacolo, si è trasformato in un vero e proprio acceleratore del processo di digitalizzazione delle aziende di tutta Europa, aumentando la consapevolezza di tutti sull’importanza del dato e della privacy delle informazioni. Suggeriamo di approfondire il “tema cloud” in questo nostro speciale.
L’evoluzione dei servizi cloud e il loro impatto sugli ambienti IT ibridi aziendali saranno i temi al centro del nuovo roadshow dal titolo “Cloud, la nuova normalità“, organizzato da Aruba in collaborazione con IDC. Tre le tappe previste: Ancona il 28 maggio, Verona il 6 giugno e Milano il 24 settembre.
I vari incontri rappresenteranno un’eccellente occasione di confronto tra IDC, gli esperti di Aruba Enterprise e i direttori dei sistemi informativi italiani sulle nuove soluzioni cloud su misura, sui modelli single, hybrid e multicloud e sulla migrazione al cloud degli ambienti legacy.
Per maggiori informazioni sull’evento “Cloud, la nuova normalità” basta cliccare qui.