Da quando l’intelligenza artificiale è entrata nelle vite dei consumatori – tramite prodotti accessibili a tutti, come ChatGPT e Google Bard – sono emersi alcuni dubbi sul futuro di alcune figure lavorative, sulle presunte violazioni dei contenuti protetti dal diritto d’autore ma anche su quanto si stia davvero facendo per tutelare la privacy degli utenti. A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato l’azienda che distribuisce Zoom, la popolare piattaforma per i videomeeting.
Zoom e i nuovi termini d’utilizzo per l’addestramento dell’AI: gli utenti temono per la propria privacy
Zoom Video Communications, Inc. ha di recente aggiornato i suoi termini di servizio. Le modifiche, secondo alcuni, consentirebbero all’appena citata società di “violare legalmente” la privacy dei consumatori. Due sezioni in particolare (10.2 e 10.4) fanno suonare il campanello d’allarme, poiché rivelano che ora Zoom può sfruttare i dati degli utenti per addestrare la sua AI. E senza possibilità di rinuncia per gli stessi. Nello specifico, si parla di qualsiasi dato di telemetria, dei dati sull’utilizzo del prodotto, dei dati diagnostici e così via.
L’azienda dichiara inoltre che può modificare, distribuire, elaborare, condividere e archiviare i dati generati dal suo servizio per qualsiasi scopo, ovviamente secondo le modalità consentite dalla legge. Dalla sezione 10.4 si apprende poi che la società si è assicurata “una licenza perpetua, globale, non esclusiva, esente da royalty, sublicenziabile e trasferibile” per fare quello che vuole con i Customer Contents.
Per i sostenitori della privacy, le implicazioni di tali termini sono di vasta portata e Zoom, come azienda, si è spinta troppo oltre. Secondo quest’ultima, i nuovi termini hanno lo scopo di migliorare la piattaforma e la qualità del servizio in generale, ma in quanti saranno disposti ad accettarli? Il rischio, secondo gli esperti, è che molti utenti, sentendosi a disagio, chiederanno maggiori garanzie sull’utilizzo dei loro dati. Oppure, in modo più drastico, si sposteranno su altre piattaforme (apparentemente?) più propense alla tutela della privacy.
Dopo il polverone sollevatosi, Zoom ha applicato alcune modifiche sul contenuto della clausola 10.4 dei nuovi termini di servizio chiarendo che per addestrare l’intelligenza artificiale sono saranno comunque usati contenuti video, audio e chat testuali senza il consenso dell’utente.