Dopo “i fischi” che Zoom ha dovuto incassare nei giorni scorsi in seguito alla decisione di voler abilitare l’utilizzo della crittografia end-to-end solamente per gli utenti paganti, l’azienda guidata da Eric S. Yuan è tornata sui suoi passati.
Il CEO di Zoom ha infatti appena confermato che la cifratura end-to-end (E2EE) sarà applicata anche sulle videoconferenze avviate dagli utenti possessori di un account gratuito. L’unica condizione che viene posta è la verifica dell’identità di ciascun utente (si dovranno inserire informazioni addizionali quali, ad esempio, un numero di cellulare).
Si tratta di una misura che consentirà a tutti di proteggere le proprie conversazioni, con la certezza che neppure Zoom possa risalire al loro contenuto. Chiedendo alcune informazioni personali in più, d’altra parte, Zoom potrà tutelare l’integrità del network prevenendo e combattendo in modo più efficace eventuali utilizzi abusivi della piattaforma.
La bozza iniziale del meccanismo crittografico E2EE in corso di implementazione su Zoom era stato pubblicato su GitHub il 22 maggio scorso. Oggi è stato condiviso il whitepaper con i dettagli sulla versione aggiornata del sistema crittografico adottato da Zoom.
Stando a quanto dichiarato da Yuan, una prima beta della funzione E2EE di Zoom inizierà ad essere distribuita a partire da luglio 2020.
Ogni utente sarà libero di attivare e disattivare la crittografia end-to-end sia a livello di gruppo che di account. Gli utenti business potranno ad esempio disattivarla per includere nei meeting Zoom anche la possibilità di usare le tradizionali linee telefoniche PSTN o i sistemi hardware basati su SIP/H.323 adoperati nelle sale riunioni.