Prima ancora che il nuovo Coronavirus iniziasse purtroppo ad impazzare in tutto il mondo, Zoom era semplicemente una buona soluzione per la gestione delle videoconferenze. Una risposta, in primis, alle soluzioni di Google come Hangouts Meet e Duo: il primo per imprese e professionisti (in generale, per il lavoro online in team), il secondo per gli utenti privati come spiegato nell’articolo Videoconferenza, come organizzarla con i servizi Google.
Nelle ultime settimane la popolarità di Zoom è cresciuta a dismisura tanto da superare le ben più rosee aspettative degli stessi sviluppatori.
Il successo della piattaforma per le videoconferenze, realizzata e gestita da Zoom Video Communications (una società con sede in California), sembra risiede nelle prestazioni che vengono garantite a tutti gli utenti, indipendentemente dalla loro posizione fisica.
I tecnici di Zoom spiegano infatti che per le soluzioni di videoconferencing, essenziali in ottica smart working, 150 millisecondi è l’asticella che non deve mai essere superata in termini di latenza al fine di assicurare un flusso audio e video senza interruzioni e senza che i movimenti dei partecipanti alla discussione comincino ad apparire innaturali.
L’idea di Zoom è quella di ottimizzare singolarmente la connessione per tutti i dispositivi client coinvolti nella videoconferenza. “Controlliamo il sistema operativo, guardiamo il dispositivo utilizzato e ottimizziamo le comunicazioni nello specifico per quella singola rete o quel device“, ha spiegato Harry Moseley, uno dei responsabili dell’infrastruttura di Zoom.
In un mondo digitale che offre un enorme ventaglio di strumenti che servono allo stesso scopo, Zoom ha saputo imporre un nuovo standard. A riconoscerlo è anche IDC che parla di un prodotto di primo piano che ha saputo attirare l’interesse degli utenti anche grazie a una campagna marketing intelligente e ben studiata.
Oltre alla principale funzionalità per l’attivazione di videoconferenze, Zoom è già cresciuto col passare del tempo integrando strumenti per la condivisione dello schermo da qualunque dispositivo e offrendo un pacchetto completo di strumenti collaborativi utili per condividere materiale e mettere a fattor comune le proprie idee all’interno di un team.
Zoom vuole però diventare uno strumento unico per lo smart working: in fase di progettazione ci sono nuovi strumenti di comunicazione per sostituire telefoni fissi e app di messaggistica istantanea, funzionalità di intelligenza artificiale progettate per rendere le riunioni più efficienti e tecnologie all’avanguardia per avvicinare virtualmente team distribuita in aree geografiche molto lontane l’una dall’altra.
In Italia Zoom è ancora poco conosciuta, anche perché l’applicazione non è stata ancora tradotta nella nostra lingua. È comunque in prospettiva una buona soluzione, compatibile con Windows, macOS, Linux, Android e iOS che nel piano free (“Zoom Basic“) consente di creare videoconferenze con un numero massimo di 100 partecipanti della durata di 40 minuti (per le conversazioni 1:1 non ci sono limitazioni).
Zoom può integrarsi con Chrome e Firefox grazie alle due estensioni ufficiali, con Outlook e con altre piattaforme concorrenti per la comunicazione.
Peccato che per poter essere utilizzata da browser, Zoom necessita comunque dell’installazione di un suo componente proprietario e non si appoggi ad esempio a WebRTC.
Zoom, inoltre, non si appoggia alla lista dei contatti (per molti attenti alla privacy questo potrebbe essere un bene). O almeno non attinge alla rubrica per impostazione predefinita (si può chiedere esplicitamente all’applicazione di farlo). Per creare un meeting online basta toccare o cliccare l’apposito pulsante e condividere il link ottenuto con i vari partecipanti.
È possibile anche usare un Personal Meeting ID (PMI), un identificativo che permette ai partecipanti alle videoconferenze di collegarsi sempre alla medesima “stanza”. Il PMI non cambia per ciascun utente.
Maggiori informazioni nella pagina di download di Zoom.