Fino a qualche tempo fa raccontavamo come i dispositivi per la smart home non fossero tra loro interoperabili: l’utilizzo di tante tecnologie diverse, ad esempio WiFi, Zigbee, Z-Wave e l’adozione di gateway incapaci di comunicare con i dispositivi di altri produttori avevano reso il mercato piuttosto frammentato causando non pochi mal di testa agli utenti finali.
Z-Wave è stato ed è ancora oggi uno dei protocolli per la domotica più apprezzati sul piano del risparmio energetico, dell’interoperabilità e delle prestazioni.
Z-Wave utilizza una topologia di rete mesh di tipo <i<source-routed: il percorso dei dati è definito dal nodo sorgente. La trasmissione di un messaggio da un nodo all’altro può avvenire con una comunicazione radio diretta oppure in maniera indiretta sfruttando la capacità dei nodi di funzionare da ripetitori: per questo lo schema di comunicazione Z-Wave è così affidabile. I dispositivi sono in grado di comunicare anche quando vi sono degli ostacoli ed è possibile raggiungere un nodo solo per il tramite di altri nodi (la copertura della rete si estende ben oltre quella dei singoli nodi).
Il protocollo è quindi uno dei più diffusi e apprezzati dal momento che interconnette e permette di gestire dispositivi elettronici di varie categorie, sistemi di illuminazione, impianti di allarme, sensori, persiane e tanto altro ancora.
Come spiega UL Solutions, il tema smart home è sempre più attuale con gli utenti che chiedono sicurezza e privacy. Permane, come abbiamo detto, il problema dell’interoperabilità anche se le cose stanno rapidamente cambiando.
Con l’approvazione dello standard Matter, fortemente voluto da una manciata di aziende (Google, Amazon, Apple e Zigbee Alliance) e che oggi conta centinaia di sostenitori, il mercato si appresta a evolvere velocemente.
All’inizio intorno a Matter c’era grande scetticismo: perché produttori che in passato hanno storicamente promosso le rispettive soluzioni (incompatibili con quelle degli altri) avrebbero dovuto accordarsi per una piattaforma comune? Non sembrava possibile è invece è accaduto.
Z-Wave Alliance si è quindi dapprima avvicinata a Matter sottolineando che un ruolo essenziale sarà ricoperto dai meccanismi di bridging: se gli utenti acquisteranno nuovi dispositivi compatibili con Matter ma l’adattamento dei prodotti legacy già sul mercato sarà difficoltosa o impossibile, sarà un fallimento.
E oggi Z-Wave Alliance annuncia che il protocollo è diventato open source permettendo a terzi di sviluppare codice e realizzare applicazioni compatibili con Z-Wave.
È un passaggio importantissimo perché uno degli svantaggi principali di Z-Wave era proprio il fatto di essere un sistema chiuso: fino ad oggi non esistevano risorse open source con gli aggiornamenti al protocollo e al software che dipendevano da Z-Wave Alliance.
Il progetto Z-Wave Source Code, che è stato pubblicato e reso disponibile su GitHub ai membri dell’alleanza, consentirà di rendere il mercato ancora più dinamico sostenendo la creazione di dispositivi capaci di integrarsi reciprocamente, anche con device progettati e realizzati da altri produttori.