Nonostante Xiaomi non si sia ancora ufficialmente affacciata sul mercato occidentale (europeo e statunitense in primis), la società cinese – che vede tra i suoi manager anche ex di Google come Hugo Barra – è già valutata 45 miliardi di dollari e si è posizionata come terzo produttore mondiale di smartphone dopo Samsung ed Apple (dietro a Xiaomi ci sono, secondo i più recenti dati IDC, nomi come Lenovo e LG).
È la crescita fatta segnare da Xiaomi a sorprendere: la società cinese ha fatto registrare un incremento delle vendite del 33% rispetto allo scorso anno con circa 35 milioni di dispositivi mobili acquistati nella prima metà del 2015.
Il numero uno di Xiaomi, Lei Jun, conta di far crescere rapidamente le vendite nel secondo semestre di quest’anno con l’obiettivo di arrivare addirittura al traguardo di 100 milioni di device venduti.
Xiaomi sta infatti iniziando ad ampliare il suo mercato: questa settimana l’azienda cinese ha cominciato a proporre i suoi dispositivi in Brasile e a breve analoga iniziativa sarà replicata in Turchia, Messico, Russia ed in diversi Paesi dell’Asia meridionale.
Al momento pare ancora prematuro lo sbarco di Xiaomi sul mercato statunitense ed europeo. Il rischio di potenziali vertenze legali con i principali rivali e la preponderanza di contratti a sussidio stipulati dagli utenti finali con gli operatori di telefonia mobile (a fronte del versamento mensile di un canone, gli smartphone di fascia alta vengono offerti a prezzi ridotti) avrebbe indotto i vertici di Xiaomi a ritardare l’ingresso sul mercato più propriamente occidentale.
We sold 34.7 million smartphones in 1H 2015 alone, a 33% year-on-year increase! Big thanks to Mi fans. RT the news! pic.twitter.com/5EGzJBDlDc
— Mi (@xiaomi) 2 Luglio 2015