Dopo 15 anni di sviluppo e beta testing, Wine arriva alla versione finale 1.0. Sebbene nel suo logo campeggi un bicchiere di vino, Wine è l’acronimo di “Wine is not an emulator”, un’espressione con la quale i responsabili del progetto hanno sempre voluto rimarcare come il software intenda “replicare” le API di Windows così da fornire alle applicazioni nate per il sistema operativo Microsoft la possibilità di essere eseguite anche su piattaforme Linux.
Grazie a Wine, i software per Windows possono essere avviati in Linux potendo contare sulla struttura che contraddistingue, da sempre, i sistemi Microsoft: ecco comparire le cartelle “Programmi”, “Documenti”, i file INI, il registro di sistema e così via.
Con qualche giorno di ritardo rispetto a quanto era stato inizialmente programmato, Wine taglia il traguardo finale.
La ragione principale che ha determinato il lunghissimo periodo di beta di Wine, è la scarsa disponibilità di documentazione relativa alle API di Windows.
Google stessa sta partecipando al finanziamento di CodeWeavers, società che si occupa della crescita di Crossover Linux, l'”incarnazione” commerciale di Wine. L’obiettivo dichiarato è quello di migliorare il supporto del prodotto per software quali Adobe Photoshop CS e CS2 in ambiente Linux. Dan Kegel, ingegnere software presso Google ed uno dei responsabili del rilascio di Wine 1.0, ha osservato: “Photoshop è una di quelle applicazioni il cui supporto è maggiormente richiesto da parte degli utenti. Siamo entusiasti nel dire che il software funziona oggi abbastanza bene con Wine”.
L’elenco completo delle applicazioni Windows che Wine sarebbe in grado, oggi, di installare ed avviare senza difficoltà in ambiente Linux (programmi recanti l’indicazione “Platinum”), è consultabile sul sito ufficiale del progetto.