Nei giorni scorsi, in occasione dell’evento Ignite 2024, Microsoft ha tolto il velo dal suo Windows 365 Link, un mini PC che non è un sistema indipendente quanto piuttosto un dispositivo in grado di collegarsi a distanza con i servizi forniti da un sistema remoto. Le funzionalità di Windows e le varie applicazioni sono fornite attraverso un sistema residente sul cloud o comunque tramite l’infrastruttura virtualizzata dell’azienda mentre in locale, sul mini PC, è in esecuzione una versione ridotta di Windows. Qual è questa “edizione” speciale di Windows? Windows CPC, conosciuto internamente anche con il nome di Windows NXT.
Cos’è Windows CPC, come funziona e quali sono le sue principali caratteristiche
Microsoft non l’ha ancora chiarito ufficialmente ma con ogni probabilità CPC sta per Cloud PC, a sottolineare la “natura” del nuovo sistema operativo. Che non va considerato in realtà come una piattaforma nuova bensì come una particolare “declinazione” di Windows 11 che rimuove gran parte dei componenti, fornendo il kernel del sistema, alcuni servizi indispensabili per le comunicazioni e un’interfaccia minimale.
L’azienda di Redmond ci ha abituati alle versioni “esotiche” di Windows: tra le ultime invenzioni ci sono ad esempio Windows S. Conosciuto anche con il nome di modalità S non è un sistema operativo a sé bensì un meccanismo che attiva una versione fortemente limitata e limitante del sistema operativo. Per dirne una, non è possibile né installare né eseguire applicazioni Win32.
Windows CPC utilizza una configurazione che non supporta l’utilizzo di applicazioni installate in locale, la creazione di account utente e neppure la memorizzazione di dati sul dispositivo stesso. Il compito del sistema è quello di trasformare il dispositivo sul quale è installato in un semplice thin-client.
Perché Microsoft ha creato Windows CPC
Nelle immagini che ripubblichiamo nel nostro articolo, tratte dalla pagina X di phantomofearth, si vede come Windows CPC sia un Windows ridotto davvero all’osso.
Il fatto che le schermate componenti la cosiddetta out-of-box experience (OOBE), ovvero la fase che precede il primo avvio del sistema operativo, somiglino ancora di più a pagine Web ricche di elementi visuali non è una novità. In realtà già oggi OOBE è una Web app, che Microsoft può personalizzare a proprio piacimento e che con un po’ di impegno è possibile modificare anche autonomamente.
La vera novità risiede nel fatto che Microsoft stia cercando di spingere su dispositivi hardware che fungono da semplice interfaccia con gli utenti, quindi dotati anche di una configurazione hardware modesta, mentre la potenza computazionale risiede sui sistemi remoti.
Sappiamo che da un lato c’è la volontà di spostare buona parte del carico computazionale legato all’esecuzione dei modelli generativi (inferenza) in ambito locale (leggasi utilizzo di NPU e GPU avanzate). Dall’altro, però, sistemi come Windows CPC faranno da trampolino di lancio per utilizzare le soluzioni AI (Copilot in testa) erogate tramite cloud: in questo caso le elaborazioni avvengono solo ed esclusivamente sul cloud mentre il client riceve solo il risultato in output.
Un rivale di ChromeOS in prospettiva?
Windows CPC potrebbe anche diventare, nelle mire di Microsoft, anche una concreta alternativa a ChromeOS, concentrandosi appunto sul supporto di applicazioni residenti fisicamente sul cloud e non più in locale. Il mercato, però, sta già cambiando con Google che si prepara a unire Android e ChromeOS. Non è forse anacronistico proporre un sistema operativo come Windows CPC che non permette di installare alcuna app in locale?
Probabilmente sì ma l’obiettivo di Microsoft con Windows CPC non è proporre un sistema operativo per l’utilizzo “di massa”. Viste le premesse, sarà una piattaforma progettata per venire incontro alle realtà aziendali che desiderano scongiurare la memorizzazione dei loro dati su dispositivi esterni all’azienda.