Durante un’audizione svoltasi ieri presso la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, il CTO di Wind Tre – Benoit Hanssen – ha chiesto al governo italiano di valutare l’opportunità di elevare i limiti di legge per i campi RF irradiati dalle antenne della telefonia mobile.
Hanssen ha ricordato che l’Italia, insieme con la Bulgaria, hanno imposto un limite pari a 6 V/m mentre nelle altri nazioni europee è possibile arrivare fino a 41-58 V/m (il volt/metro – abbreviato V/m – è un’unità di misura composta utilizzata per indicare il campo elettrico).
La tesi illustrata da Hanssen è che mantenere il limite massimo a 6 V/m significherebbe, nel nostro Paese, ostacolare la diffusione del 5G con un segnale più debole e con la necessità di dover procedere all’installazione di un numero decisamente maggiore di antenne.
“Con i limiti odierni dovremmo aumentare in modo significativo il numero delle antenne e questo avrebbe un impatto sulle comunità“, ha fatto presente il CTO di Wind Tre.
Le parole del responsabile Wind Tre si inseriscono in un dibattito che da anni affronta il delicato tema dell’elettrosmog. Come spesso ricordato, il legislatore ha utilizzato il principio di precauzione non essendo stati dimostrati relazioni tra l’utilizzo di telefoni cellulari/smartphone e l’insorgenza di patologie tumorali. Nell’articolo Radiazioni telefono cellulare e tumori: le conclusioni di uno studio durato 10 anni abbiamo esaminato i risultati di una ricerca elaborata dagli esperti del National Institutes of Health USA.
Va detto, infatti, che gli eventuali effetti dell’irraggiamento dei campi di RF sono proporzionali alla loro potenza e al tempo di esposizione (ne abbiamo parlato a suo tempo anche nel caso del WiFi, in cui le potenze in gioco sono nettamente inferiori: WiFi fa male? Ancora troppe fobie e allarmismi senza senso).
A questo punto la sfida è quella di promuovere uno sviluppo sostenibile capace di mettere d’accordo le innovazioni tecnologiche con la salute dei cittadini.
Massimo Angelini, direttore Pr Internal & External di Wind Tre ha auspicato che “una quota parte dei proventi importanti ricavati dall’asta 5G asta possa avere una importante serie di finalità a sostegno degli investimenti ma anche per la sostenibilità dei processi di riqualificazione professionale e per l’ingresso dei giovani“.