La FCC (Federal Communications Commission) statunitense, agenzia governativa incaricata di “normare” tutti gli usi dello spettro radio, si riunirà nei prossimi giorni per aprire all’utilizzo pubblico delle bande di frequenza sui 6 GHz. Il prossimo 23 aprile, dopo una votazione formale, l’ente potrebbe dare il via libera per l’uso di ben 1.200 MHz che saranno destinati alle comunicazioni WiFi 6E.
Dello standard WiFi 6E abbiamo già parlato (WiFi 6E permetterà di usare le frequenze sui 6 GHz e 21 canali aggiuntivi) e iniziano ad essere disponibili i primi chip compatibili (Il primo processore con supporto WiFi 6E è di Broadcom: fino a 2 Gbps).
La Wireless Broadband Alliance ha messo alla prova proprio i nuovi chip Broadcom oltre a quelli di Intel verificando nei giorni scorsi che con WiFi 6E è possibile trasferire stabilmente i dati in modalità wireless fino a 2 Gbps con latenze nell’ordine dei 2 ms. Risultati incredibilmente incoraggianti che pongo WiFi 6E alla pari con la connettività 5G.
Secondo Broadcom, nel giro di 3 anni, verranno complessivamente utilizzati oltre 500 milioni di dispositivi WiFi 6E compatibili: ecco quindi che la FCC cerca di abbreviare le tempistiche e consentire l’uso libero delle frequenze sui 6 GHz, senza la necessità di acquisire alcuna licenza.
In Europa e in Italia, la banda dei 6 GHz è attualmente utilizzata anche per le comunicazioni satellitari ma gli enti regolatori in seno alla Commissione Europea avrebbero già previsto un aggiornamento dell’attuale normativa. In particolare lo European Communications Office sin dal 2017 sta esaminando l’opportunità di aprire all’utilizzo delle frequenze comprese tra 5925 e 6425 MHz da parte di dispositivi “low power“.
Per adesso l’orientamento sarebbe quello di consentire usi in ambito indoor con potenze trasmissive non superiori ai 250 mW in modo da favorire la coesistenza con i servizi erogati via satellite. Ne sapremo di più nei prossimi mesi.