L’affare Street View collegato alla raccolta dei dati in transito sulle reti Wi-Fi non protette non sarà posto “nel dimenticatoio”. Dall’UE, infatti, arrivano parole taglienti nei confronti di Google che secondo Jacob Kohnstamm, uno dei responsabili della tutela dei dati personali in seno alla Commissione Europea, non si sarebbe comportata in modo trasparente. “È una questione davvero vergognosa“, ha dichiarato senza mezzi termini Kohnstamm. Motivo delle ire nel Vecchio Continente dopo mesi di relativà “tranquillità”? La pubblicazione online di un resoconto elaborato dalla Federal Communications Commission (FCC) americana, agenzia governativa indipendente incaricata di regolare tutti i possibili utilizzi dello spettro radio, delle telecomunicazioni e delle comunicazioni internazionali, dal quale si evincerebbero delle “prove” che “inchioderebbero” Google.
Secondo “l’accusa”, i responsabili dell’azienda a stelle e strisce sapevano che il software installato nelle “Google cars” (le autovetture dotate dell’apposita apparecchiatura fotografica capace di raccogliere scatti a 360 gradi del mondo circostante a veicolo in movimento) conteneva una funzionalità in grado di memorizzare il traffico dati veicolato attraverso le reti wireless disponibili nelle vicinanze.
Johannes Caspar, commissario per la protezione dei dati ad Amburgo, ha rincarato la dose: “ci era stato riferito che la raccolta dei dati era stata effettuata per errore, inavvertitamente, ma ora veniamo a sapere che la situazione è ben diversa e che qualcuno, all’interno dell’azienda, sapeva della memorizzazione delle informazioni. Queste novità ci inducono a rivalutare l’intera vicenda“.
Stando al documento rilanciato nelle scorse ore dal New York Times, infatti, l’ingegnere software che ha sviluppato l’applicazione in grado di carpire i dati in modalità wireless svolgendo – di fatto – un’attività di packet sniffing (ved., a tal proposito, anche questo nostro articolo), avrebbe informato i responsabili aziendali sulle potenzialità della sua “creatura” già nel 2007-2008.
Le contestazioni mosse nei confronti di Google non riguardano ovviamente l’acquisizione delle immagini “panoramiche” che hanno reso celebre il servizio Street View ma l’annotazione, in tempo reale, dei dati in transito sulle reti Wi-Fi aperte (non protette mediante l’uso di un qualunque algoritmo crittografico) trovate lungo il tragitto compiuto dalle vetture del colosso di Mountain View. I rappresentanti di Google si sono ripetutamente scusati per l’incidente ribadendo più volte che i dati oggetto “del contendere” sarebbero stati collezionati “per errore”, senza un preciso disegno e senza secondi fini. Google si era messa a disposizione dei vari uffici dei garanti privacy richiedendo le modalità per procedere alla rimozione definitiva delle informazioni registrate.
E se negli States la questione che vedeva protagonista Google si è risolta comminando una mini-multa di 25.000 dollari all’azienda che non avrebbe collaborato a sufficienza con gli investigatori della FCC (ved. questa pagina), sul territorio europeo torna la bufera.
Allo stato attuale, tuttavia, la maggior parte dei legali interpellati sull’argomento sono concordi nell’affermare che Google, molto probabilmente, si salverà versando delle semplici ammende. Non ci sono sanzioni che prevedano sanzioni sul fatturato aziendale e l’applicazione delle leggi sulla privacy, in Europa, viene operata dai singoli Paesi dell’Unione.