WhatsApp lotta ogni giorno contro tutte le problematiche che possono compromettere il cammino degli utenti a bordo della piattaforma. Allo stesso tempo c’è da asserire che bisogna fare sempre attenzione ma questa volta c’è una sentenza che arriva in aiuto dell’applicazione e degli utenti stessi. Secondo quanto riportato infatti, dopo aver intentato una causa contro la società israeliana NSO Group, WhatsApp avrebbe vinto. La Corte Federale degli Stati Uniti ha emesso la sentenza che va contro Pegasus, il potente software usato proprio da NSO Group che, secondo quanto riportato, avrebbe utilizzato spyware per violare la privacy delle persone, per la precisione ben 1400.
WhatsApp: lo spyware Pegasus e il caso NSO Group
Bastava una chiamata per infettare lo smartphone delle persone, anche senza risposta. Così agiva Pegasus contro gli utenti, fregandoli senza che neanche se ne accorgessero
Nel 2019, WhatsApp ha intrapreso la sua azione legale contro NSO Group. L’accusa era chiara: aver sfruttato una vulnerabilità della piattaforma di messaggistica per installare lo spyware sui dispositivi delle vittime, accedendo illegalmente ai suoi server.
Una vittoria per la privacy da parte di WhatsApp e non solo
Will Cathcart, responsabile di WhatsApp, ha definito la sentenza una vittoria significativa per la privacy e un passo avanti nella responsabilità delle aziende di spyware. Cathcart ha sottolineato che la battaglia legale di cinque anni di WhatsApp mira a impedire che tali società sfuggano alle loro responsabilità o si dichiarino immuni per attività illegali.
Ad accogliere la notizia positivamente sono state diverse realtà molto importanti nel settore della tecnologia, tra cui anche Citizen Lab. Il gruppo di ricerca che già nel 2016 scoprì Pegasus, ritiene che questo sia un momento decisivo. Proprio ora è infatti importante avere una sentenza che stabilisca in maniera chiara ed inconfutabile tutte le responsabilità delle aziende che vanno oltre i canoni della legge.