Fine dell’anno propizia per Apple: la società ha vinto in appello una causa che vedeva protagonista il suo iPod. L’azione legale, avviata da diversi utenti del dispositivo nel 2006, mirava a dimostrare come gli iPod fossero da considerarsi difettosi perché in grado di riprodurre brani musicali sino a 115 dB.
Secondo quanto sentenziato dal giudice Judge David Thompson, l’accusa non ha portato all’attenzione della corte alcun elemento che possa far ritenere gli iPod insicuri oppure difettosi. “Quanto sostenuto dall’accusa suggerisce solamente che come gli utenti di tali dispositivi abbiano l’opzione di impiegarli in modo potenzialmente rischioso (per l’udito, n.d.r.) e non che il prodotto non assolva un livello minimo di qualità”. Il giudice Thompson ha poi aggiunto come non siano stati dimostrati in alcun modo i danni eventualmente arrecati.
I volumi sonori raggiungibili dagli iPod, così come dagli altri dispositivi in grado di riprodurre brani musicali, sono stati spesso oggetto di analisi. Lo scorso settembre, ad esempio, la Commissione Europea ha ordinato ai produttori l’impostazione di un volume non superiore agli 80 dB per tutti i dispositivi commercializzati nel corso del biennio successivo. Anche la normativa italiana, in materia di sicurezza sul lavoro, stabilisce che allorquando il livello di esposizione giornaliero al rumore superi gli 80 dB devono essere forniti dispositivi di protezione acustica oppure si deve provvedere alla riduzione dei tempi di esposizione al rumore. Dal momento che la prima delle due disposizioni non è ovviamente applicabile sulle cuffie dei riproduttori multimediali, gli 80 dB diventano la soglia limite oltre la quale non è possibile “spingere” i volumi sonori.
Apple espone già un avviso allertando gli utenti circa le potenziali perdite dell’udito, di carattere permanente, che potrebbero verificarsi utilizzando le cuffie con volumi sonori troppo alti.