Il social network russo Vkontakte, l’equivalente europeo di Facebook – fondato dal 29enne Pavel Durov (nella foto) – torna a far parlare di sé. Utilizzato quotidianamente da oltre 100 milioni di utenti, Vkontakte estromette quest’oggi il suo storico amministratore delegato, quello stesso Durov che oltre al social network ha sviluppato, sotto forma di progetto a sé stante, anche l’app di messaggistica istantanea Telegram: Telegram festeggia l’esodo degli utenti da WhatsApp.
Tutto era iniziato il 21 marzo scorso quando, in vista della scadenza del suo “mandato”, Durov preannunciò le sue dimissioni dalla carica di CEO di Vkontakte.
Stando a quanto più volte ribadito, però, la sua lettera di dimissioni voleva solamente “smuovere le coscienze” dei vertici del social network invitando la società a prendere posizione nei confronti di quelle che Durov aveva bollato come ingerenze del governo di Vladimir Putin nelle attività di Vkontakte.
In particolare, a fine 2013, il Cremlino avrebbe chiesto a Vkontakte di fornire nomi e cognomi degli organizzatori del movimento Maidan, di quel focolaio (maidan significa piazza in ucraino) dal quale sono iniziate le rivolte antigovernative a Kiev.
Durov decise di non fornire alcun dato dal momento che le normative russe non potevano automaticamente essere estese ai cittadini ucraini.
Così, l’ormai ex CEO di Vkontakte ha deciso di puntare i piedi e di mettere sul tavolo le sue dimissioni con il preciso intento di difendere quei principi di libertà intellettuale, di libera circolazione del pensiero e delle informazioni sui quali è stato costruito il social network.
Invece, il comitato degli azionisti di Vkontakte ha preso la palla al balzo e, ad un mese esatto di distanza dalla lettera di Durov, ha deciso di ratificare le sue dimissioni estromettendolo dalla carica di CEO. Durov ha affermato di aver più volte, nelle scorse settimane, annullato la decisione ma l’azienda sostiene che non sia mai stata fatta pervenire una comunicazione formale.
Adesso certamente più vicino a Putin, Vkontakte è stato oggetto – in Italia – di un provvedimento restrittivo che inibisce l’accesso al sito web da parte di tutti gli utenti che facciano uso dei server DNS gestiti dai provider del nostro Paese (Copyright: oscurato dall’Italia il social network russo VK).