Non è una novità: gli operatori di telecomunicazioni USA possono accedere a una vasta schiera di informazioni degli utenti. Dallo scorso anno i provider statunitensi sono autorizzati non soltanto a tenere traccia delle sessioni di navigazione degli utenti ma anche a rivendere i dati a terzi: Navigare anonimi senza che neppure il provider possa monitorare i siti visitati. Con il concetto di “neutralità della rete” che Oltreoceano è stato più volte preso a mazzate.
Il classico segreto di Pulcinella era anche il comportamento tenuto dagli operatori di telefonia mobile, in grado di raccogliere, gestire e conservare informazioni sulla posizione geografica di ciascun dispositivo mobile collegato alla rete.
Ed era altrettanto noto che gli operatori mettessero a disposizione gli stessi dati di società terze (non soltanto quindi della autorità, su esplicita richiesta di queste ultime).
Un’indagine svolta da Motherboard ha però messo in evidenza come sia davvero facile per chiunque geolocalizzare qualunque dispositivo mobile: è bastato versare un “obolo” da 330 dollari per sapere tutto su una SIM a partire dal corrispondente numero telefonico.
È quindi pacifico che ancor oggi i dati continuino a fluire dagli operatori di telefonia mobile a società terze che fanno business vendendo a terzi dati personali degli utenti.
Una pratica che in Europa sarebbe subito stata oggetto di censura e sanzioni da parte delle autorità competenti (Garante Privacy in primis) negli Stati Uniti continua ad essere completamente sdoganata, alla mercé di chiunque.
Come si spiega nell’articolo di Motherboard, per raccogliere le informazioni sugli spostamenti di altri (inconsapevoli) utenti non si è adoperato alcun hacking tool ma si è fatto esclusivamente leva su servizi messi pubblicamente a disposizione.
Un caso simile era scoppiato a maggio 2018 quando un ricercatore accademico scoprì l’esistenza di un servizio online che esponeva la posizione geografica di qualunque dispositivo in tempo reale: Un servizio USA permetteva di spiare la posizione geografica di ogni utente in tempo reale.
Qualche settimana fa il New York Times aveva invece acceso un faro sulla raccolta e sulla condivisione delle informazioni sulla posizione geografica degli utenti da parte delle app che ogni giorno vengono installate sui dispositivi mobili: Troppo spesso i dati sulla posizione geografica degli utenti vengono raccolti e rivenduti.