Negli Stati Uniti è stato dato il via libera ad un provvedimento che pone nelle mani del Presidente uno strumento in più. Egli avrà facoltà, in caso di gravi minacce nei confronti della nazione, di richiedere il blocco delle connessioni Internet per un periodo massimo pari a 120 giorni. Trascorso tale lasso di tempo, egli potrà rivolgersi al Congresso per prolungare ulteriormente la validità della misura. Nell’intenzione dei legislatori, quello che è stato battezzato “Internet Kill Switch” potrà essere utilizzato solamente nel caso di gravi attacchi, su vasta scala, sferrati agli USA e per questioni di sicurezza.
Il senatore Joseph Lieberman, che ha proposto la nuova normativa, ha voluto gettare acqua sul fuoco: “vogliamo semplicemente dotarci delle armi che già utilizzano altri Paesi“, ha dichiarato citando però solo la Cina. La legge, ormai in fase di approvazione, ha sollevato un vespaio di polemiche perché non è stato chiarito quale impatto avrà sulle comunicazioni in Rete. Soprattutto considerato il fatto che Internet si basa su alcuni “nodi” molto importanti (tra questi diversi sono localizzati proprio negli Stati Uniti).
Secondo i sostenitori del provvedimento, tuttavia, già adesso – in forza delle disposizioni contenute nel “Communications Act” risalente al 1934 – il Presidente degli States disporrebbe già dell’autorità per imporre eventuali disconnessioni. Viceversa, la proposta di legge limiterebbe addirittura i poteri della più alta carica statunitense.
Lo stesso SANS Institute sembra accogliere tale tesi. “Il provvedimento a firma di Lieberman-Collins autorizza semplicemente attività di filtraggio come quelle che i provider Internet effettuato ogni giorno introducendo tuttavia una serie di procedure coordinate a livello nazionale“, osserva Alan Paller (SANS) puntando l’indice contro un reporter d’Oltreoceano che avrebbe pubblicato notizie, secondo lui, non verificate.
Ma non mancano comunque le critiche anche alle asserzioni di Paller. Qualcuno definisce le sue dichiarazioni troppo semplicistiche facendo notare come Internet sia sinonimo di architettura distribuita: cercare di controllare qualcosa di dimensioni così grandi e con una struttura talmente decentralizzata viene considerata un’operazione impraticabile ed ai limiti dell’impossibile.
In una lettera a firma di 24 organizzazioni che tutelano la privacy ed i diritti degli utenti (ved. il testo della missiva), il provvedimento viene criticato sostenendo che fornirebbe al nuovo “National Center for Cybersecurity and Communications” un’autorità considerata esagerata sulle infrastrutture di rete critiche senza definire nello specifico gli interventi attuabili. Le organizzazioni auspicano delle modifiche affinché le misure proposte “non possano causare inutili danni per quanto riguarda il libero scambio delle idee, la difesa della privacy e non intacchino le altre libertà del cittadino“.