Il dibattito sulla conservazione delle opere software più vecchie, che rappresentano una parte importante del nostro patrimonio culturale, è ostacolato dalla riluttanza di alcuni sviluppatori a rendere disponibili questi titoli sulla base dei diritti di proprietà intellettuale ancora in essere. Nel tempo si sono create situazioni paradossali: tante aziende insistono nel mantenere i diritti su software ormai scomparsi da tempo sul mercato. I detrattori sostengono che non ci siano motivi ragionevoli per farlo. In realtà, in molti casi la volontà potrebbe essere quella di evitare l’ingresso dei prodotti nel pubblico dominio, evento che potrebbe di fatto “sdoganare” qualunque attività di reverse engineering.
Per carità, è vero che le licenze d’uso di solito vietano le attività di reverse engineering. Però, nella stragrande maggioranza dei casi ricercatori ed esperti ignorano queste prescrizioni commettendo al fine di valutare il funzionamento “dietro le quinte” di un software, facendone venire a galla i dettagli tecnici. L’uso dei decompilatori è quindi all’ordine del giorno, ed è addirittura tollerato se le indagini sono svolte con precise finalità di ricerca al fine di rilevare (e segnalare responsabilmente) eventuali vulnerabilità.
Al di fuori di questo perimetro, chi decompila un software protetto dalle normative a tutela del copyright commette di fatto un illecito. Così come lo commette chi distribuisce il software protetto dal diritto d’autore senza essere in possesso di alcun tipo di autorizzazione.
Epic Games “regala” agli utenti Unreal e Unreal Tournament, per sempre
Non è possibile non menzionare l’accordo di questi giorni tra Epic Games e Internet Archive. La nota azienda sviluppatrice di videogiochi ha deciso di autorizzare la distribuzione di un paio di suoi vecchi titoli, come Unreal e Unreal Tournament attraverso i server e le pagine Web dell’Internet Archive.
Epic Games ha confermato che da (e per sempre!) oggi gli utenti possono scaricare e installare Unreal e Unreal Tournament grati attraverso le pagine di Internet Archive, con la possibilità di installarli senza limitazioni sui moderni PC.
I software Epic non sono di pubblico dominio
È bene sottolineare che Unreal e Unreal Tournament non sono improvvisamente diventati di pubblico dominio, seppur vecchi di decenni.
La decisione di Epic di permettere la distribuzione gratuita del gioco tramite Internet Archive non significa che abbia rinunciato ai diritti d’autore sul titolo o che il gioco sia diventato di pubblico dominio. Epic ha semplicemente dato il permesso di condividere e giocare a Unreal e Unreal Tournament tramite una piattaforma di conservazione come Internet Archive, ma continua a detenere i diritti di proprietà intellettuale sul gioco.
Il pubblico dominio si riferisce a opere che non sono più protette da copyright, solitamente a causa del superamento del periodo di protezione legale, ma Unreal è ancora sotto il controllo di Epic.
L’accesso gratuito ai due storici titoli tramite Internet Archive è una sorta di concessione per preservare il gioco e permettere alle persone di giocarlo su hardware moderno, ma non implica che il gioco sia stato liberato dai diritti d’autore o che possa essere utilizzato senza restrizioni legali.
Niente pubblico dominio, se non dopo 70 anni
La vigente normativa stabilisce che la protezione della proprietà intellettuale sul software dura per 70 anni dopo la morte dell’autore. In caso di cessione dei diritti, la durata rimane legata alla vita dell’autore originale. Inoltre, allorquando esistessero più co-autori del software, la scadenza dei 70 anni si calcola a partire dal decesso dell’ultimo autore.
Dopo il termine del periodo di protezione, il software diventa parte del pubblico dominio. Ciò significa che chiunque può utilizzare, copiare e distribuire il software senza violare il copyright.
Sebbene la decisione di Epic di aprire la propria proprietà intellettuale ai fini della preservazione sia lodevole, la speranza è che si tratti di un esempio che spinga altre aziende a fare lo stesso.
Se un’azienda non è in grado o non ha interesse a preservare i propri titoli, potrebbe semplicemente lasciare che l’Internet Archive faccia il suo lavoro, permettendo a queste opere di rimanere parte del patrimonio culturale digitale. L’esempio di Epic, quindi, non è solo una rara concessione, ma un potenziale punto di partenza per un cambiamento importante nella conservazione del software. Non soltanto dei videogiochi.