Gli errori vengono commessi anche “nelle migliori famiglie”. Venerdì scorso un errore nella configurazione dei router che si occupano di smistare il traffico da e verso il Giappone ha bloccato tutte le comunicazioni Internet nel Paese del sol levante.
Sebbene il problema sia stato tempestivamente individuato e risolto (il problema è rientrato nel giro di un’ora circa), il down della rete Internet di un’intera nazione è un evento di cui, fortunatamente, non si sente parlare spesso.
Spieghiamo cos’è accaduto e qual è stato il ruolo di Google nella vicenda.
BGP hijacking in Giappone da parte di Google: è stato un errore. Cos’è successo?
Il fenomeno chiamato BGP hijacking si verifica quando vengono acquisiti in maniera illegittima gruppi di indirizzi IP corrompendo le tabelle di routing.
I router che si occupano di smistare il traffico sulla rete Internet ricevono tabelle di routing costantemente aggiornate. In questo modo essi possono “sapere” come smistare i dati e come superare eventuali situazioni di congestione o temporanee anomalie.
Google dispone di un’infrastruttura di rete talmente vasta che, ovviamente, dispone dei suoi autonomous system (AS), gruppi di router e reti sotto il controllo di una singola e ben definita autorità amministrativa. Gli AS aggiornano le tabelle di routing usando il protocollo BGP (Border Gateway Protocol).
Venerdì scorso l’infrastruttura di Google, usando proprio il protocollo BGP, ha cominciato a informare gli altri apparati di networking che un blocco di IP apparteneva alla sua rete quando ciò non corrispondeva al vero.
Gli altri provider, che si appoggiano anche a Google per la gestione delle tabelle di routing, hanno preso per buona l’informazione instradando erroneamente il traffico destinato al Giappone verso i server dell’azienda di Mountain View.
Il risultato? Gran parte dei servizi e dei siti web giapponesi sono risultati completamente irraggiungibili.
Secondo le stime diffuse da BGPMon, l’errore commesso da Google – tradottosi in un BGP hijacking – avrebbe interessato quasi 7,7 milioni di utenze di privati cittadini e 480.000 aziende.
Il provider Verizon si è assunto parte della responsabilità nell’incidente per aver preso per buoni i dati di Google.