Nei giorni scorsi avevamo parlato di ACTA (“Anti-Counterfeiting Trade Agreement“), un accordo commerciale plurilaterale che ha come obiettivo la protezione della proprietà intellettuale in tutte le sue forme. Nonostante l’Unione Europea avesse presentato ACTA come una risoluzione “indolore” (ved. questo nostro articolo), un coro di voci contrarie all’accordo si era levato da numerose parti.
L’ultima notizia è che la Commissione Europea ha chiesto alla Corte di Giustizia UE di analizzare i termini dell’accordo ACTA in modo tale da verificarne la compatibilità con i diritti fondamentali del cittadino.
Ad informare l’opinione pubblica è stata Viviane Reding, vice presidente della Commissione nonché commissario europeo per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, attraverso un post apparso su Twitter. Secondo la Reding spetta alla Corte di Giustizia dare un orientamento e fissare dei paletti ben segnalando quali sono i limiti che debbono essere rispettati.
Nella nota ufficiale che è stata da poco diramata, si legge che l’Europa non potrà mai rinnegare quei principi di libertà d’espressione e di libera circolazione delle informazioni considerati diritti fondamentali. “Anche la proprietà intellettuale“, si scrive, “è un diritto fondamentale. (…) Comunque non si tratta di un diritto fondamentale “assoluto”. La politica scelta in Europa deve saper bilanciare il rispetto di entrambi i diritti senza mettere in dubbio la loro essenza. (…) La protezione del diritto d’autore non può mai essere assunta a giustificazione per la restrizione della libertà e dell’espressione dell’informazione“. La Reding evidenzia in neretto una frase: “per me, il blocco della rete Internet non è mai un’opzione sul tavolo” ed auspica un approccio nuovo al problema che permetta ai detentori dei diritti di trarre vantaggio del mezzo tecnologico per diffondere i propri lavori e trarre profitto. In tal senso, il comissario europeo insiste sulla necessità di promuovere convintamente un’offerta di contenuti legali attraverso il web.
Per quanto riguarda ACTA, la Reding osserva che sebbene l’accordo non introduca nuove disposizioni normative che alterino l’attuale quadro vigente sul territorio europeo, ben comprende i timori manifestati dall’opinione pubblica e per questo la Corte di Giustizia dirimerà eventuali nodi dando un parere super partes.
Il commissario conclude spiegando che normative come quella dei “tre schiaffi” (approvata ad esempio in Francia) non entreranno mai a far parte della legislazione europea. “Simili provvedimenti possono portare al taglio della connessione Internet per il cittadino senza che a questi sia concessa una procedura equa ed imparziale, sottoposta all’esame di un giudice“, scrive la Reding che dichiara apertamente la sua avversione a normative di tal genere.