L’Unione Europea sferra un nuovo attacco a Meta, il cui modello “pay or consent” di Facebook e Instagram violerebbe le leggi sulla tutela dei consumatori. Per evitare salate sanzioni, il colosso statunitense con Mark Zuckerberg al timone ha ora fino al 1° settembre 2024 per proporre delle modifiche al modello in questione, che la UE definisce fuorviante e poco chiaro per gli utenti.
Paga o acconsenti: il modello di Meta nel mirino dell’UE
Introdotto nel 2023, il modello “paga o acconsenti” si presenta agli utenti sotto forma di scelta: pagare fino a 12,99 euro al mese per usare Facebook e Instagram senza alcun tipo di pubblicità, oppure acconsentire alla raccolta e all’utilizzo dei dati personali per proporre annunci personalizzati. Ebbene, l’Unione Europea considera questa modalità di utilizzo dei dati una violazione della privacy e non esiterebbe a multare Meta come già accaduto in passato (violazione del DMA e del GDPR).
Il Consumer Protection Cooperation Network, pensato per combattere le pratiche commerciali transfrontaliere, ha avviato le sue indagini dopo quei reclami secondo cui l’azienda sta utilizzando un linguaggio confuso per spiegare agli utenti il funzionamento delle due versioni di Facebook e Instagram, ovvero quella a pagamento e quella “gratuita”. La poca chiarezza avrebbe quindi spinto le persone a prendere una decisione poco consapevole. Viene inoltre sottolineato che definire “gratuite” le versioni senza pubblicità di Facebook e Instagram è completamente fuorviante, perché in realtà l’azienda trae un profitto dai dati personali concessi dagli utenti “free”.
Un primo commento di Meta è arrivato dal portavoce Matt Pollard, raggiunto dalla redazione di The Verge:
Gli abbonamenti come alternativa alla pubblicità sono un modello di business consolidato in molti settori. L’abbonamento senza pubblicità segue le direttiva della corte suprema in Europa e siamo fiduciosi del fatto che sia conforme alla normativa europea.
Come già anticipato, Meta ha tempo fino al 1° settembre 2024 per applicare le dovute modifiche. Nel caso in cui ciò non dovesse succedere, la multa potrebbe arrivare fino al 4% del fatturato annuale.