Il comitato tecnico che segue da vicino lo sviluppo della distribuzione Linux Ubuntu ha espresso parere contrario all’attivazione, di default, di un “check box“, mostrato durante la fase d’installazione del sistema operativo, che faciliterebbe l’installazione automatica di componenti sviluppati da terze parti. Secondo quanto riferito, la modifica avrebbe reso automatica, per esempio, l’installazione di un componente quale Adobe Flash Player favorendone presumibilmente il caricamento su un ampio numero di workstation Linux.
Per evitare di installare oggetti software di tipo “proprietario”, ciascun utente di Ubuntu avrebbe dovuto togliere manualmente il segno di spunta dalla speciale casella visualizzata dall’installer “Ubiquity”.
I promotori della proposta hanno motivato la stessa spiegando come essa avrebbe permesso di aiutare gli utenti che, a setup di Ubuntu ultimato, si collegano sui siti web preferiti e ravvisano difficoltà a visionare determinate tipologie di contenuti (realizzati, appunto, con la tecnologia Flash).
Ubuntu, però, per scelta del comitato tecnico, preferisce evitare di “legarsi” con dei componenti “chiusi”. Martin Pitt, uno dei componenti della board che ha preso la decisione, ha spiegato che sebbene siano state – in passato – fatte delle eccezioni nel caso di alcuni driver di periferica “non aperti”, la tecnologia Flash non può essere oggetto di un’operazione analoga. Pitt ha spiegato che oggi esistono molte alternative a Flash ed Ubuntu rende comunque molto semplice l’installazione della tecnologia targata Adobe. Gli utenti interessati, possono – ad esempio – far riferimento al “Gestore di pacchetti” di Ubuntu effettuando una ricerca con le parole chiave “flash player
“.
Il sistema operativo ideato da Mark Shuttleworth supporterà l’utilizzo dei codec liberi e di HTML5.