Per l’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Uber opera come servizio di trasporto e non quindi assimilabile a un software-as-a-service.
Secondo il parere di Maciej Szpunar, quindi, Uber deve adeguarsi alle normative europee in materia di licenza per i taxi. Non si tratterebbe di un servizio informativo ma di una società che in proprio offre un servizio di trasporto molto simile a quello reso dai tassisti.
Se la posizione dell’avvocato dovesse corrispondere a quella dei giudici, l’Europa si configurerebbe come una terra ostile per Uber e per i servizi similari che da tempo si sono affacciati sul mercato.
L’orientamento di Szpunar è stato già oggetto di critiche in sede europarlamentare con Dan Dalton, portavoce del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei che giudica la regolamentazione sui trasporti come un ostacolo all’innovazione e alla nascita dei servizi che i consumatori desiderano.
Il pronunciamento dei giudici è atteso nel giro di 8-10 mesi; si addensano comunque nuvole nere sul futuro di Uber nel vecchio continente: nell’80% dei casi, statistiche alla mano, la Corte di Giustizia ha infatti confermato il parere espresso dall’avvocato generale.