Anche Twitter, seguendo le orme di Facebook, si appresta a collocarsi in borsa. La società fondata da Jack Dorsey nel 2006 ha infatti reso pubblica la documentazione presentata alla SEC (Securities and Exchange Commission), l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori, la documentazione necessaria per diventare pubblica, segno evidente di un’immaginente collocazione.
Dall’IPO (Offerta pubblica iniziale) con la quale Twitter si aprirà ad un pubblico di investitori più ampio, l’azienda conta di racimolare un miliardo di dollari. Bocche cucite, invece, sul numero di azioni che saranno oggetto di vendita e sul prezzo stimato per ciascuna di esse.
Difficile dire quali possano essere le fortune borsistiche di Twitter. La storia passata insegna che, come previsto da molti analisti, le performance di Facebook sul NASDAQ sono state travagliate sin da subito col valore del titolo che ha fatto segnare un sonoro tonfo. Soltanto nelle ultime settimane il titolo ha saputo rialzare la testa raggiungendo il valore di 51 dollari ad azione, picco massimo rispetto ai 38 dollari della collocazione iniziale datata maggio 2012.
Come Facebook, anche Twitter è una realtà che non vende servizi ma che poggia il suo business quasi esclusivamente sulla raccolta pubblicitaria e sulla commercializzazione di informazioni statistiche prodotte sulla base dei tweet pubblicati dagli utenti. Twitter ha fatto segnare una perdita pari a 69 milioni di dollari soltanto nei primi mesi di quest’anno (80 milioni l’anno scorso) mentre Facebook aveva fatto registrare profitti per un miliardo di dollari nell’anno antecedente la collocazione.
Secondo alcuni, il valore di ogni azione di Twitter potrebbe essere compreso tra 28 e 30 dollari, per un controvalore complessivo della società di circa 15 miliardi di dollari.