Twitter fa il mea culpa per una vicenda legata alla gestione dei dati degli utenti. In un comunicato pubblicato a questo indirizzo, i tecnici del social network fondato da Jack Dorsey spiegano che a partire da maggio 2018 gli utenti che avessero visualizzato o fatto clic su una inserzione pubblicitaria esposta nell’app Twitter per i dispositivi mobili hanno inconsapevolmente condiviso alcuni dati come l’identificativo del loro Paese e le creatività con le quali hanno interagito.
I dati raccolti sarebbero stati per errore “messi a fattor comune” con le aziende partner di Twitter, senza l’esplicita autorizzazione degli utenti.
Da settembre 2018, inoltre, Twitter potrebbe aver mostrato messaggi pubblicitari mirati sulla base del dispositivo utilizzato: il sito di microblogging conferma che tali attività non sarebbero dovute avvenire utilizzando la tipologia di dati raccolti ma tiene a precisare che tra le informazioni conservate lato server non ci sono riferimenti a indirizzi email, password e così via.
L’azienda sta ancora verificando quanti utenti sono interessati dal problema e precisa che gli iscritti al social network non devono fare nulla: Twitter ha già provveduto a rimuovere le informazioni indebitamente raccolte e ha dichiarato di impegnarsi affinché un incidente come quello venuto a galla non abbia a ripetersi in futuro.
Va detto che Twitter, a differenza ad esempio di Facebook, non è mai stata coinvolta in gravi incidenti legati alla gestione della privacy dei suoi utenti (per il social network di Mark Zuckerberg basti ricordare il caso Cambridge Analytica – vedere Facebook e Cambridge Analytica: cosa ha insegnato lo scandalo in tema di tutela della privacy – e le altre scoperte che si sono poi susseguite). Sul social network di Dorsey sono stati rilevati, nel corso del tempo, soltanto alcuni bug come la condivisione indesiderata della propria posizione geografica con i dispositivi iOS oppure l’erronea comparsa di alcuni post privati come tweet pubblici. Si è però sempre trattato di “peccati veniali” dovuti a difetti di programmazione e non di incidenti figli di un’approssimativa gestione dei dati personali degli utenti registrati.