TSMC e Samsung sono le uniche due aziende che ad oggi hanno spinto sulla produzione di processori basati sulla tecnica litografica a 7 nm. GlobalFoundries, azienda storicamente scelta da AMD ha incontrato non poche difficoltà, soprattutto legate ai costi produttivi subendo quindi una battuta d’arresto nella migrazione verso i 7 nm.
La taiwanese TSMC procede invece a gonfie vele ed è l’azienda che già allo stato attuale riesce a consegnare nelle mani dei suoi clienti chip realizzati ricorrendo a un processo costruttivo a 7 nm.
Il grande interesse che ruota intorno ai SoC a 7 nm, motivato soprattutto dai consumi energetici ridotti e dal minore spazio occupato dal chip, ha permesso a TSMC di rafforzare i suoi ricavi in modo marcato nel corso dell’anno che ci siamo appena messi alle spalle.
Addirittura la realizzazione di chip a 7 nm è già oggi fonte dei maggiori introiti per l’azienda, pari al 23% del totale mentre i processi da 16 a 20 nm arrivano al 21% e quello a 28 nm al 17%.
I portavoce di TSMC precisano che centinaia di clienti hanno iniziato a ricevere i primi chip realizzati con i processi N7 e N7+ (rispettivamente 7nm e 7nm+).
Avevamo illustrato le caratteristiche dei nuovi chip nell’articolo TSMC produce i primi processori a 7 nm e pensa già ai primi test sui 5 nm, nel 2019 evidenziando come la società estremo-orientale farà sempre più uso della litografia ultravioletta estrema per iniziare – probabilmente già dal prossimo aprile – i test sui SoC a 5 nm (la produzione di massa dovrebbe cominciare nel 2020).