Nella giornata di ieri la Commissione Europea ha stabilito quali sono le regole alle quali i vari Paesi dell’Unione debbono attenersi al fine dello sviluppo di applicazioni che aiutano a stabilire se un soggetto fosse venuto in contatto con una persona affetta da COVID-19. Nel documento pubblicato a questo indirizzo, la Commissione mette nero su bianco l’utilità di applicazioni simili, che i cittadini possono installare in via non obbligatoria sui loro smartphone, ma devono mettere al primo posto la privacy non permettendo l’identificazione univoca di ogni soggetto.
Le app per il tracciamento delle infezioni da COVID-19, inoltre, devono essere interoperabili quindi funzionare non solo nel Paese che le ha scelte ma anche oltre frontiera.
Come peraltro già fatto da Google ed Apple, non si parla di tecnologie per la geolocalizzazione (che interferirebbero in maniera troppo pesante nella sfera personale di ciascun individuo) ma si invita a fare affidamento al Bluetooth: in questo modo, con lo scambio di dati anonimizzati tra ciascun dispositivo mobile e quelli fisicamente presenti nelle vicinanze, è possibile ipotizzare eventuali interazioni di ogni soggetto con persone infette (e ricostruire così le reti sociali che hanno favorito la diffusione del virus).
Un sistema centrale che elaborerà i dati provenienti dai dispositivi degli utenti si occuperà di inviare notifiche per informare i cittadini circa l’eventualità che possano essere venuti in contatto con soggetti malati. La positività dovrà comunque essere validata dalle autorità sanitarie che contribuiranno quindi automaticamente ad alimentare il sistema.
Google ed Apple intendono partire a breve con il loro sistema di tracciamento delle infezioni che sarà distribuito, rispettivamente, a tutti i possessori di smartphone basate su Android 6.0 (e successivi) e iOS 13 (e successivi): Google ed Apple informeranno chi è venuto in contatto con soggetti positivi COVID-19.
Come conferma la stessa Commissione nel suo documento ufficiale, il meccanismo messo a punto dall'”inedito” duo Google-Apple sembrerebbe essere pienamente in linea con i requisiti fissati dall’autorità europea. Per approfondire la questione, comunque, è stato fissato un incontro con i tecnici delle due aziende.
Nel frattempo in Italia il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria Domenico Arcuri ha firmato l’ordinanza 10/2020 con la quale incarica formalmente l’azienda Bending Spoons di Milano a sviluppare l’app Immuni per il tracciamento della diffusione dell’infezione da COVID-19.
Nel documento viene chiarito che la candidatura di Bending Spoons è giunta spontaneamente e che lo sviluppo dell’applicazione avverrà “per spirito di solidarietà”, quindi in forma gratuita e con una licenza d’uso aperta e perpetua.
L’applicazione Immuni si dovrà ovviamente attenere alle “regole” definite dalla Commissione Europea e stando a quanto dichiarato sarà implementata per gradi partendo da alcune regioni per poi estenderne l’utilizzo a tutte le altre.
L’app Immuni verrà resa disponibile entro la fine di maggio anche perché proprio entro il 31 dello stesso mese, stando a quanto deciso dalla Commissione, i vari Stati dell’Unione dovranno recepire le direttive e condividere le informazioni sulle soluzioni utilizzate.
Per il momento Regione Lombardia (con un SMS che viene inviato a tutte le utenze presenti sul territorio regionale grazie a un’opportunità utilizzabile dagli enti pubblici in situazioni di emergenza) sta invitando i cittadini all’installazione della sua app AllertaLOM: si tratta di un progetto che però opera in maniera diversa rispetto alle applicazioni per il tracciamento dei contatti. AllertaLOM propone infatti un questionario con cui si invita gli utenti a fornire alcuni ragguagli sul proprio stato di salute.