TIM, Cassa Depositi e Prestiti (CdP) ed Enel, queste ultime due comproprietarie al 50% di Open Fiber, hanno annunciato di aver stretto un accordo di confidenzialità volto ad avviare un confronto finalizzato a valutare possibili forme di integrazione delle reti in fibra ottica.
In un comunicato, trasmessoci nelle scorse ore, le varie aziende specificano che l’obiettivo del confronto è “verificare la fattibilità dell’operazione, le relative modalità ed il perimetro di attività oggetto di un possibile accordo, in funzione della volontà delle parti e del quadro normativo e regolatorio di riferimento“.
Sebbene d’ora in avanti tutti gli attori si siano impegnati a mantenere il più stretto riserbo sulle trattative, ciò che appare evidente è che l’integrazione tra la rete dell’ex monopolista e quella alternativa, completamente nuova e tutta in fibra di Open Fiber non è più una chimera.
La presa di posizione delle aziende arriva a pochi giorni dalla presentazione dello studio firmato dal professor Maurizio Dècina (TIM e Open Fiber a confronto: scorporo e fusione convenienti per tutti) che valutava lo scorporo della rete TIM e l’unione con gli asset di Open Fiber come l’opzione migliore dal punto di vista dell’efficienza economica. I vantaggi rispetto all’eventualità di un coinvestimento sarebbero notevolmente maggiori, soprattutto nel periodo a medio-lungo termine.
Nonostante il comunicato di TIM abbia come incipit “in relazione al susseguirsi di indiscrezioni sugli organi di stampa“, continuano però a impazzare le voci di corridoio.
Secondo alcuni – ma si tratta di informazioni da prendere con le pinze – TIM potrebbe acquisire il 100% di Open Fiber versando cash il 50% di proprietà di Enel e l’altra metà conferendola in azioni a CdP.
Con un approccio del genere l’azienda guidata da Luigi Gubitosi si troverebbe a essere guidata da CdP che diverrebbe azionista di maggioranza mettendo all’angolo i francesi di Vivendi. CdP è inoltre una società per azioni, controllata per circa l’83% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il resto da diverse fondazioni bancarie. Di fatto, quindi, si verrebbe a formare un grande operatore di telecomunicazioni in parte controllato da istituzioni statali.
A questo punto saranno da verificare anche i valori in campo, in primis la valutazione degli asset Open Fiber. Il prossimo 1° agosto, data in cui si svolgerà il consiglio di amministrazione TIM, sarà una tappa cruciale per valutare il futuro delle due società.