Si registra un nuovo avvicendamento alla guida di TIM: Amos Genish, designato come amministratore delegato dell’azienda poco più di un anno fa, a settembre 2017, è stato di fatto messo alla porta.
Non c’è quindi pace per l’ex monopolista che fa continuamente “strage” di dirigenti: dopo Marco Patuano, che aveva diretto TIM da aprile 2011 a marzo 2016, adesso tocca a Genish ma sono ben quattro i CEO che si sono succeduti in appena cinque anni.
TIM, ancora una volta, non riesce a trovare la stabilità: sotto le poltrone dei vertici societari bolle un vulcano iperattivo, quello dei principali azionisti dell’azienda che tra l’altro si sono ripetutamente avvicendati nel corso del tempo.
Il mercato è in continua vorticosa fortissima trasformazione ma TIM, ad oggi, non è stata in grado di risolvere le problematiche relative alla privatizzazione della società, all’eventuale scorporo della rete, alle strategie di sviluppo dell’intero gruppo.
Genish aveva appena ieri rilasciato un commento in cui ipotizzava il mantenimento della rete in capo a TIM mentre gli azionisti di maggioranza osteggerebbero tale ipotesi. Nulla di nuovo sotto il sole nel senso che Genish aveva da sempre espresso il suo punto di vista.
L’ex AD, insomma, era certamente favorevole alla realizzazione di una NewCo che si occupasse della gestione e dello sviluppo della rete ma TIM non avrebbe dovuto perdere la proprietà delle sue infrastrutture. Non si trattava quindi di una posizione nuova anche se i piani del Governo sul futuro dell’ex monopolista potrebbero aver inciso e non poco. I conti di Telecom sono inoltre andati in rosso di 800 milioni di euro nei primi nove mesi di attività, ulteriore aspetto che non è andato giù a molti.
Le deleghe revocate a Genish sono state provvisoriamente assegnate al presidente del consiglio di amministrazione Fulvio Conti, almeno fino alla scelta del nuovo CEO.
Vivendi, primo azionista di TIM con 23,94% del capitale ordinario, ma con una “minore voce in capitolo” dopo l’investimento della scorsa primavera guidato dal fondo Elliott, ha criticato duramente la decisione odierna.
TIM ha poi voluto precisare che “l’amministratore delegato Amos Genish ha (…) svolto il suo lavoro in continuità rispetto al passato, perseguendo, senza raggiungerli, gli obiettivi indicati nel piano industriale da lui stesso predisposto in coordinamento con il socio Vivendi (…). La necessità di procedere a (…) svalutazioni non è quindi dovuta a una disorganizzazione della società o al fallimento della nuova governance, come insinuato da Vivendi, ma all’implementazione da parte di Amos Genish (designato dal socio Vivendi) di scelte industriali riconducibili allo stesso socio Vivendi“.