TikTok contro gli USA: il ban del social network viola la libertà di parola?

TikTok contro il Dipartimento di Giustizia USA fa riferimento al Primo Emendamento: cosa sta succedendo negli states?
TikTok contro gli USA: il ban del social network viola la libertà di parola?

Lo scorso 23 aprile il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge, poi approvato dal presidente Joe Biden, che di fatto porta verso a un potenziale ban di TikTok sul territorio americano. La piattaforma si è però rivolta verso la Corte federale d’appello, controbattendo a quanto deciso da governo statunitense. Stando a quanto sostenuto dal social network di ByteDance, il governo americano avrebbe travisato le intenzioni di TikTok.

Gli Stati Uniti, attraverso la legge nota come Protecting Americans from National Security Threats Posed by Applications Controlled by Foreign Adversaries Act, sta spingendo la già citata ByteDance a vendere TikTok e app annesse entro nove mesi. Nel caso ciò non avvenga, il social network sarà bandito dagli USA.

Secondo il Dipartimento di Giustizia, la piattaforma rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale, sostenendo che l’app potrebbe consentire al governo cinese di raccogliere informazioni personali degli americani nonché manipolare i contenuti proposti agli stessi.

TikTok passa al contrattacco: ecco la risposta del Dipartimento di Giustizia

A queste accuse pesanti TikTok ha voluto rispondere, sostenendo come tali preoccupazioni siano semplici speculazioni, con prove concrete del tutto assenti. Il sistema di algoritmi utilizzato per proporre contenuti agli utenti sono disponibili su server cloud di Oracle, società con sede negli Stati Uniti.

Il social network ha poi puntato il dito in modo ancora più esplicito contro l’operato del Dipartimento di Giustizia, sostenendo come la mossa contro TikTok violi la libertà di parola, un diritto stabilità nel Primo Emendamento. A sua volta, nella risposta alla piattaforma, il Dipartimento di Giustizia ha sostenuto che TikTok è proprietà di una società straniera, che operando dall’estero non ha diritto alla protezione del Primo Emendamento.

Una situazione molto complessa che potrebbe chiarirsi definitivamente in un dibattito programmato per il prossimo 16 settembre, che si terra presso Corte d’appello degli Stati Uniti a Washington.

Fonte: gigazine.net

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