Tim Berners-Lee (nella foto a lato), universalmente considerato “il padre” del World Wide Web, ha presentato un’iniziativa su scala globale che mira a valutare l’impatto del web, sia dal punto di vista politico che sociale, nei vari Paesi del mondo. Per ogni nazione, “The Web Index” – questo il nome scelto dall’informatico britannico, insignito nel 2004 del titolo di “Cavaliere Comandante dell’Ordine dell’Impero” dalla regina d’Inghilterra – espone alcuni dati che riflettono la diffusione dell’accesso alla Rete (disponibilità di infrastrutture adeguate), l’utilizzo del web da parte degli utenti, il numero di contenuti, l’impatto del web sulla base delle interazioni sociali e dell’utilizzo in ambienti aziendali.
La classifica stilata da Tim Berners-Lee pone al primo posto assoluto, su un totale di 61 Paesi esaminati, la Svezia con una valutazione complessiva pari a 100 punti. Seguono a ruota gli Stati Uniti (97,31 punti); leggermente più staccati Regno Unito, Canada e Finlandia.
La Svezia non vanta certo la stessa quantità di contenuti prodotti da utenti e società statunitensi ma è al vertice per ciò che riguarda due aspetti essenziali: l’impatto del web sulla vita del singolo cittadino e la disponibilità di infrastrutture di rete.
The Web Index (consultabile cliccando qui), le cui statistiche saranno aggiornate a cadenza annuale, pone l’Italia soltanto al 23esimo posto, dopo Qatar e Messico con un modesto punteggio, 56,45. Mediocre il risultato su base regionale: prendendo in esame 15 nazioni europee, l’Italia si piazza in 12esima posizione, quasi fanalino di coda.
Secondo la valutazione elaborata da Berners-Lee, inoltre, l’impatto del web nel nostro Paese è ancora modestissimo (vedere questa scheda), soprattutto in termini sociali, economici e politici.
A livello globale resta ben in evidenza un dato preoccupante: ad utilizzare il web sono oggi circa 3,4 miliardi di persone ma il 60% della popolazione mondiale non dispone di alcun tipo di accesso alla Rete.