Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, è stato arrestato in data 24 agosto a Parigi, più precisamente all’aeroporto Le Bourget, una volta sceso dal suo jet privato. La notizia è stata riportata dalla rete televisiva francese TF1, ma le informazioni non sono molte e – al momento della stesura di questo articolo – non sono disponibili commenti né di Telegram né dell’ufficio nazionale antifrode francese.
Arrestato Pavel Durov, CEO di Telegram: le accuse
Secondo quanto diffuso da TF1, Durov è stato arrestato in base ad un mandato di cattura relativo ad una indagine preliminare. In particolare, la magistratura francese contesta al miliardario russo la mancanza di moderazione su Telegram nonché la decisione di non collaborare con le forze dell’ordine per cercare di ostacolare l’utilizzo improprio della piattaforma, dove da anni proliferano comportamenti illegali legati a frodi, traffico di droga e anche diffusione di materiale pedopornografico.
L’ONAF (Ufficio nazionale Antifrode) ha presentato quindi un rinvio a giudizio per una lista di reati molti gravi, come terrorismo, riciclaggio di denaro, ricettazione e pedofilia.
Nelle ore successive all’arresto si sono scatenate accese discussioni: c’è chi difende Durov, ritenendolo un difensore della libertà, e chi invece considera il suo arresto come un evento in grado di portare l’attenzione dell’opinione internazionale sui “lati oscuri” di alcune piattaforme, tra cui Telegram. Come però già sottolineato, al momento le informazioni scarseggiano e sarebbe un errore giungere a conclusioni affrettate.
Chi è Pavel Durov
Nato a Leningrado nel 1984, Pavel Durov è un imprenditore russo noto principalmente per aver fondato il social network russo VK e la piattaforma di messaggistica Telegram.
Durov è stato licenziato nel 2014 come amministratore delegato di VK dopo essersi rifiutato pubblicamente di consegnare ai servizi di sicurezza russi i dati dei manifestanti ucraini legati al movimenti di protesta Euromaidan e di bloccare la pagina di Aleksej Naval’nyj. Lasciata la Russia, da lui ritenuto “un paese incompatibile con il business di Internet”, ha fondato Telegram, un servizio di messaggistica multipiattaforma che rivaleggia con WhatsApp.
Oggi, secondo Forbes, il suo patrimonio è di oltre 15 miliardi di dollari.