Ogni volta che si parla di tecnologie per la trasmissione del segnale basate sull’utilizzo di radiofrequenze, siamo soliti esaminarne con attenzione le interazioni con il corpo umano. Tuttavia, sapevate che puntando un telecomando auto sulla propria testa è possibile aprire le portiere della propria vettura a una distanza di molto superiore a quella normalmente prevista? Vi sembra incredibile? Ecco perché è tutto vero, quali sono le motivazioni di questo comportamento all’apparenza inspiegabile e quando potrebbe risultare utile.
Come aprire e chiudere le portiere estendendo la copertura del telecomando auto
Immaginate di aver parcheggiato la vostra autovettura in un grande piazzale, ma non ricordate assolutamente lo stallo all’interno del quale l’avete posizionata. È notte, ci sono tante macchine e premendo i tasti di apertura o chiusura sul telecomando non succede nulla. Eppure, basterebbe un lampeggio dei quattro indicatori direzionali per rendervi immediatamente conto di dove si trova l’auto.
La prossima volta che vi trovate in questa situazione e l’app installata sullo smartphone non appare utile a stabilire dove si è parcheggiato, provate un trucco incredibile. Almeno di primo acchito. Puntate il telecomando auto su un lato della vostra testa quindi premete i pulsanti di blocco o sblocco delle portiere: con ogni probabilità, la vostra macchina manifesterà la sua presenza.
Di solito, la copertura del segnale di un telecomando auto arriva fino a 30 metri dal veicolo. Superata tale distanza, il segnale diventa così debole che il ricevitore presente sull’auto non riesce più a rilevarlo correttamente. Il trucco della testa, consente di estendere il raggio di copertura di almeno 15 metri. Se si avesse a disposizione una tanica colma di acqua, la macchina potrebbe essere sbloccata addirittura alla distanza di 45-60 metri. Perché?
Immagine tratta dal video YouTube pubblicato dal professor Roger Bowley (vedere più avanti).
Perché è possibile estendere il raggio di copertura del telecomando puntandolo alla testa?
Roger Bowley, docente presso l’Università di Nottingham, spiega in modo simpatico e coinvolgente il motivo di un comportamento che può sembrare assurdo.
Ogni telecomando auto emette onde radio sulle frequenze dei 434 MHz in Europa (315 MHz negli USA e nel Nord America): ciò significa che la lunghezza d’onda è all’incirca pari a un metro. Quando le onde elettromagnetiche transitano attraverso un mezzo trasmissivo come l’acqua ne risultano amplificate e possono raggiungere distanze più elevate.
Più nello specifico, ogni molecola di acqua (composta da due atomi di idrogeno legati a un atomo di ossigeno) “vede” lo stesso campo elettrico fluire attraverso di sé. Il campo muove le cariche positive (protoni o ioni di idrogeno) in una direzione mentre gli ioni di ossigeno nell’altra. Il risultato sono due protoni che oscillano in senso opposto come conseguenza dell’applicazione o comunque della presenza del campo elettrico. In generale, l’acqua manifesta una certa tendenza a dissociarsi in ioni, quindi ioni idrogeno (H⁺) e ioni ossido (O²⁻) possono essere presenti in piccole quantità nelle soluzioni acquose.
Le molecole di acqua, osserva Bowley, si comportano quindi come un radiotrasmettitore irradiando energia: il corpo umano è largamente formato di acqua (ve n’è fino al 65% della massa totale; addirittura il 75% nei neonati). La testa ne raccoglie una grande quantità: ecco perché puntando il telecomando auto verso il capo, si può estendere la copertura del segnale.
Remcom, azienda che sviluppa e commercializza software per la modellazione del campo elettromagnetico, aggiunge che il risultato migliore si ottiene puntando il telecomando nella zona della bocca, ad esempio sulla guancia: ciò è facile da confermare esaminando questa heatmap:
Fonte dell’immagine: Remcom.
L’effetto è ovviamente amplificato usando un contenitore come una bottiglia o una tanica, per via della maggiore presenza di molecole di acqua. Bowley rivela di aver conosciuto il trucco da Jeremy Clarkson, uno dei protagonisti del noto programma britannico Top Gear. Impressionato dalla segnalazione, il docente d’Oltremanica ha voluto approfondire lo studio restituendo oggi le ragioni fisiche di un comportamento “magico” soltanto all’apparenza.
Credit immagine in apertura: iStock.com – oatawa