Negli anni ’80 e ’90 noi e le nostre famiglie abbiamo speso non pochi soldini sulle innovazioni informatiche introdotte all’epoca. Nel 1981 nasceva il primo storico PC IBM 5150: i modelli presentati da Big Blue in precedenza non potevano essere considerati personal computer e fu allora che nacque il fenomeno dell’home computing.
Quarant’anni fa un IBM 5150 con 10 MB di disco fisso e una copia di Word sarebbe costato qualcosa come l’equivalente odierno di circa 14.000 euro. Un importo folle tanto che la maggior parte degli appassionati sceglieva ad esempio un sistema come il Commodore 64 dal costo di circa 1.500 euro calcolando l’andamento dell’inflazione.
Fu proprio nel 1982 che Intel lanciò sul mercato il suo processore 80286 che introdusse il concetto di memoria protetta e favorì la diffusione dei sistemi Unix-like anche sui PC IBM grazie al supporto multi-threading.
I prezzi di computer e stampanti sono crollati nel corso degli anni ’80 e ’90 e lo storage per PC sempre più economico e prestazionale. Parte della tecnologia, tuttavia, non è meno costosa facendo un paragone rispetto a qualche tempo fa, almeno se si considera il recente passato.
Inutile dire che gli hard disk sono tra gli oggetti tecnologici che hanno fatto registrare una più marcata flessione di prezzo nel corso degli anni. Basti pensare che 40 anni fa l’hard disk da soli 10 MB menzionato in apertura sarebbe costato l’equivalente di 6.800 euro di oggi mentre ora un disco fisso da 4 TB si può trovare anche a 80 euro: 40.000 volte di più in termini di spazio di archiviazione con un prezzo che è 85 volte più basso.
Parlando di PC, il successore dello storico IBM 5150 del 1982, il PC AT del 1987 costava l’equivalente di 5.300 euro odierni. I prezzi dei PC desktop hanno continuato a scendere per tutti gli anni ’90 stabilizzandosi intorno ai 450-500 euro dal 2004 per i modelli entry-level.
E che dire delle stampanti laser? Si tratta di dispositivi che una volta erano considerati un lusso per pochi, adatte solamente alle realtà aziendali più importanti e attrezzate.
D’altra parte una Hewlett-Packard LaserJet nel 1984 circa 9.000 euro (sempre riportando i prezzi ad oggi) con le laser entry-level che già a inizio anni ’90 cominciavano a diventare molto più economiche (si trovavano modelli a meno di 600 euro odierni). Intorno ai primi anni 2000 i prezzi sono scesi intorno ai 200 euro mentre oggi si trovano stampanti laser ad appena 100 euro o qualcosa meno.
I dispositivi hardware in controtendenza? Gli smartphone. Difficile fare un paragone con ciò che esisteva in passato perché soltanto nel 1997 fu Ericsson a usare il termine smartphone in un documento ufficiale per riferirsi a un dispositivo intelligente che combinava le funzionalità telefoniche con quelle di un tradizionale elaboratore informatico.
Nei primi anni ’90 c’erano già in circolazione diversi antenati dei moderni smartphone: il primo smartphone in assoluto, sebbene non fosse chiamato come tale, fu l’IBM Simon del 1992 che permetteva di scrivere sul display usando un pennino. Il concetto fu ripreso nei tanti PDA o computer palmari che si diffusero successivamente.
Bisognerà però attendere la fine del 2000 e l’anno successivo per vedere arrivare sul mercato l’Ericsson R380, il primo prodotto basato sul sistema operativo Symbian, il Nokia 9210 Communicator, primo cellulare che consentiva di installare su Symbian delle applicazioni aggiuntive e i primi modelli di telefoni BlackBerry.
Fino al 2010 Symbian restò il sistema operativo più diffuso per quelli che di fatto erano i precursori degli smartphone che oggi tutti conosciamo.
Un aspetto importante, però, è che fino a metà degli anni 2000 gli antenati degli smartphone erano prevalentemente dotati di tastiere fisiche mentre LG nel 2006 e poi Apple nel 2007 con il lancio del primo iPhone presentarono dispositivi equipaggiati con schermo touch.
Sebbene il sistema operativo Android fosse in corso di sviluppo fin dal 2003, il primo dispositivo arrivò sul mercato soltanto nel mese di ottobre 2008: si trattava dell’HTC Dream.
Tutto questo cappello per dire che uno smartphone è un oggetto “particolare” che nel corso del tempo ha cambiato spesso pelle inglobando molte delle funzionalità di altri dispositivi (come sapete Apple ha interrotto la produzione dello storico iPod Touch perché non c’è più mercato per un riproduttore multimediale portatile). Uno smartphone, al netto delle marcate differenze in termini di architettura, è infatti oggi molto più vicino a un PC di quanto non lo fosse anni fa.
I modelli di punta dei vari produttori sono ormai ampiamente posizionati sopra i 1.000 euro e anche aziende che hanno sempre puntato su politiche di prezzo molto aggressive, leggasi Xiaomi, hanno modelli che si collocano in questa fascia.
D’altra parte non è possibile non evidenziare il forte calo che interessa il mercato smartphone.
La carenza di chip e semiconduttori continuano a influire pesantemente sulle linee produttive di ogni azienda. Contemporaneamente le condizioni economiche, geopolitiche e sanitarie contribuiscono a ridurre la domanda.
Certo è che uno smartphone all’avanguardia costa ormai più di un “solido” notebook: in un altro articolo abbiamo visto quale smartphone Android comprare sulla base delle sue caratteristiche.