Google ha ottenuto una parziale vittoria in Svizzera. I giudici di uno dei Paesi europei più attenti in materia di privacy, hanno stabilito che Google non deve intervenire sull’algoritmo di “sfocamento automatico” utilizzato per rendere irriconoscibili volti e targhe dei veicoli nelle foto del servizio Street View. La Suprema Corte svizzera ha deciso che Google non ha obbligo di garantire che il 100% dei visi ripresi in Street View siano opportunamente oscurati: è sufficiente che l’azienda si sia da sempre attivata per offuscarli automaticamente rendendosi disponibile per l’eliminazione manuale sulla base delle segnalazioni ricevute dagli utenti.
Street View, il celeberrimo servizio di Google che propone foto panoramiche a 360 gradi delle strade urbane ed extraurbane di mezzo mondo, Italia compresa, resta ben accetto in Svizzera insieme con altre 25 nazioni europee (fatta eccezione per la Grecia).
La Corte ha però imposto a Google alcuni interventi e qualche limitazione: in primis, come stabilì a suo tempo il Garante Privacy italiano (vedere l’articolo “Street View: le vetture di Google devono “annunciarsi”“), la società di Larry Page e Sergey Brin dovrà comunicare per tempo quando le sue autovetture, dotate di apparecchiatura fotografica, passeranno per le strade di una città o di un paese. Inoltre, gli stessi veicoli dovranno tenersi lontani da luoghi ritenuti “sensibili”, quali scuole, carceri, conventi e così via.
Dal punto di vista prettamente tecnico, Google dovrà abbassare l’altezza della fotocamera in modo tale che i suoi “occhi” non possano vedere oltre i muri di cinta e le palizzate registrando quindi scatti potenzialmente irrispettosi dell’altrui privacy.
Un compromesso che, di sicuro, nel suo complesso, torna a maggior vantaggio di Google che – pur con alcuni limiti – potrà comunque proseguire a visitare le località della Svizzera con le vetture Street View.