Studente americano punito per uso IA: i genitori fanno causa alla scuola

Studente americano punito per aver fatto un compito con l'IA, la famiglia non ci sta e denuncia una scuola del Massachusetts.

Il rapporto tra Intelligenza Artificiale e scuola non è di certo tra i più semplice e, un recente caso nel Massachusetts non fa altro che confermare questa impressione.

I genitori di uno studente hanno citato in giudizio un distretto scolastico locale, dopo che l’alunno è stato punito per aver utilizzato un chatbot IA per portare a termine un compito. Secondo gli avvocati della famiglia, nel regolamento dell’istituto, la Hingham High School, non sono presenti restrizioni relative all’uso dell’IA.

Madre e padre del ragazzo hanno intentato una causa presso la Corte superiore della contea di Plymouth, con il caso che è poi passato alla Corte distrettuale degli Stati Uniti.

Secondo l’accusa, è stata effettuata una violazione dei diritti civili dello studente. Più nello specifico, la procedura parla dei “Diritti personali e di proprietà dello studente querelante e la libertà di acquisire, possedere, mantenere e proteggere i suoi diritti a pari opportunità educative“.

Il ragazzo ha ammesso di aver utilizzato uno strumento IA per generare idee, che ha poi integrato con alcuni suoi appunti. L’alunno ha presentato il proprio lavoro all’insegnante senza specificare l’utilizzo della suddetta tecnologia per il completamento del compito.

Il regolamento scolastico, con tanto di manuale dello studente alla mano, non menziona l’IA, pur facendo riferimento al divieto di quello che viene definito come “Uso non autorizzato o l’imitazione ravvicinata del linguaggio e dei pensieri di un altro autore e la loro rappresentazione come opera propria“.

Il caso dello studente americano potrebbe essere un precedente interessante

Il manuale scolastico lascia dunque spazio alla libera interpretazione, in un contesto che ha visto i genitori dello studente prendere posizione contro l’operato della scuola. A rendere delicata la situazione in sé, che di fatto va a coinvolgere solo un voto negativo assegnato all’alunno, è che la sentenza potrebbe rappresentare un precedente determinante per futuri casi simili.

Tenendo conto che quanto avvenuto per un semplice compito potrebbe essere ripetibile anche con esami, tesi e altri contesti scolastici più importanti, la sentenza potrebbe risultare molto importante per quanto concerne i rapporti tra questa tecnologia così innovativa e la scuola.

Va comunque detto che gli studenti sembrano dimostrare una certa onestà nell’utilizzo dell’IA. Secondo un recente studio, solo l’11% degli scolari utilizza chabot per “imbrogliare” durante compiti o verifiche.

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