A settembre 1997 due accademici dell’Università di Stanford fondarono Google: si tratta di Larry Page e Sergey Brin, entrambi classe 1973. Page è figlio di cittadini statunitensi: il padre uno dei pionieri dell’informatica d’Oltreoceano e la madre accademica anche lei con un master in informatica in tasca. Brin, invece, è nato a Mosca ed è arrivato negli Stati Uniti all’età di 6 anni; il padre era docente universitario.
Quest’anno Google compie 25 anni, un anniversario importante che sarà celebrato per tutto il mese di settembre prossimo. Fu infatti a settembre 1997 che Page e Brin presentarono il motore di ricerca universalmente più conosciuto e utilizzato.
Il progetto di un algoritmo di ricerca era stato dapprima presentato in ambito universitario con il nome di BackRub. Era il 1996. Successivamente l’idea dei due divenne un progetto commerciale a pieno titolo.
Il nome Google fu fatto derivare dal termine Googol, coniato dal matematico Edward Kasner nel 1938 per fare riferimento al numero rappresentato da un 1 seguito da 100 zeri. Page e Brin lo scelsero perché ben descriveva l’enorme vastità di pagine che già componevano il Web di fine anni ’90.
Page e Brin avrebbero voluto chiamare il loro motore proprio Googol ma si dice che a causa di un errore commesso in fase di registrazione fu scelto appunto Google, termine che “suonava” pure meglio.
Google emerse subito rispetto alle tante directory dell’epoca (che erano semplicemente raccolte di link suddivisi per categoria) perché presentò l’idea – vincente – di un vero e proprio motore di ricerca: uno spider o crawler scansionava le pagine pubblicate sul Web quindi veniva creato un indice sulla base dei contenuti in esse presenti.
Un tassello fondamentale fu l’algoritmo di PageRank il cui nome gioca volutamente sull’assonanza tra il termine “pagina” e il cognome dell’inventore (Page). Esso si occupava e si occupa tutt’oggi di assegnare un peso numerico a ogni elemento di un insieme di documenti connessi per mezzo di collegamenti ipertestuali con lo scopo di quantificare l’importanza e la rilevanza di ciascuno di essi. Fondamentale per stabilire la “reputazione” e calcolare il peso di una pagina Web era il numero e l’autorevolezza dei link in ingresso (backlink) ovvero collegamenti ipertestuali creati su altri siti che puntavano alla stessa pagina.
Il PageRank ha rivoluzionato il modo di cercare informazioni sul Web ed è stata un’idea efficace che ha permesso di posizionare per prime, in risposta a una qualunque ricerca degli utenti, le pagine Web che meritavano di più e che risultavano maggiormente pertinenti. Oggi il PageRank non è andato in pensione ma è uno dei tantissimi fattori che contribuiscono al calcolo del punteggio che fa salire o scendere una pagina nei risultati della ricerca.
L’azienda si prepara alle celebrazioni del prossimo settembre presentando un documento interattivo che ripercorre la storia di Google: è un bel supporto che permette di ripercorrere in pochi minuti le tappe di un lungo viaggio.
A fine 1998 aveva un indice di circa 60 milioni di pagine e all’inizio dell’anno successivo Page era intenzionato a vendere Google a Excite per 1 milione di dollari. Excite non accettò mettendo sul piatto 750.000 dollari. Gli eventi furono favorevoli a Google: Page e Brin si sarebbero infatti sbarazzati di una gallina dalle uova d’oro dopo per pochi spiccioli.
Da allora l’azienda crebbe rapidamente arrivando a 1 miliardo di URL nell’indice del motore di ricerca già nel 2000 e durante lo stesso anno Google vantava già la traduzione in 10 lingue diverse.
Il primo doodle Google fu utilizzato nella spartana ed essenziale home page del motore di ricerca già nel 1998 inaugurando una tradizione che negli anni è stata sempre più utilizzata.
Poi fu la volta di AdWords (oggi Google Ads) che permette di inserire spazi pubblicitari all’interno delle pagine dei risultati delle ricerche, del meccanismo che corregge gli errori di digitazione nella casella di ricerca (Forse cercavi), del lancio di Google Immagini (2001), delle API per gli sviluppatori e di Google News, della ricerca dei prodotti (oggi Google Shopping) e della migliore comprensione dei sinonimi, dell’introduzione della prima funzione attiva come la calcolatrice integrata (2002).
La visualizzazione dei risultati della ricerca maggiormente attinenti alle ricerche locali debutta nel 2004 insieme con Google Libri e la funzione di completamento automatico delle interrogazioni di ricerca.
L’anno seguente è stata la volta del debutto di Google Maps, di cui abbiamo presentato anche le funzioni più nascoste, delle informazioni meteo integrate nei risultati del motore di ricerca, delle sitemap a beneficio dei webmaster e della versione “mobile” di Google.
Nel 2006 sono stati presentati, tra gli altri, il traduttore Google e il servizio Google Trends, per meglio comprendere le tendenze nelle interrogazioni di ricerca.
L’anno successivo debutta il concetto di ricerca universale che integra notizie, immagini, video e altri contenuti strutturati in un’unica pagina fornita in risposta alla query dell’utente.
Google presenta poi la sua app per i dispositivi mobili, la ricerca vocale, la gestione delle ricerche in forma crittografata e il Knowledge Graph (2012).
Tra il 2013 e il 2014 debuttano Hummingbird, un algoritmo sviluppato per comprendere meglio le ricerche effettuate usando un linguaggio colloquiale, gli snippet in primo piano, le ricerche effettuate da altri utenti, HTTPS come indicatore di ranking.
Il 2015 segna l’inversione di tendenza: Google registra un maggior numero di ricerche effettuate dai dispositivi mobili rispetto ai sistemi desktop e introduce un meccanismo che sfrutta i servizi di geolocalizzazione per condividere l’affollamento in tempo reale di qualunque esercizio commerciale.
L’anno seguente Google inizia a presentare tutta una serie di funzionalità che iniziano a far leva sull’intelligenza artificiale oltre a Google Discover che permette agli utenti di scoprire nuovi contenuti interessanti sulla base dei loro interessi.
Google Lens, che affonda le sue radici nei sistemi di machine learning e che è stato migliorato incessantemente, viene svelato nel 2017. Sullo stesso leitmotiv nel 2019 vengono svelate novità come la corrispondenza neurale e le funzionalità per la realtà aumentata: ricordiamo gli animali 3D Google.
Gli anni seguenti Google ha applicato continue modifiche al funzionamento del motore di ricerca. Si tratta di interventi, a volte massivi, che hanno causato non pochi grattacapi ai gestori di siti Web. Forse come non mai in precedenza. BERT (Bidirectional Encoder Representations from Transformers) ha permesso di realizzare modelli avanzati per l’elaborazione del linguaggio naturale al fine di comprendere meglio il significato di ogni ricerca.
A parte le modifiche “dietro le quinte” Google ha presentato nel 2020 un meccanismo per riconoscere le canzoni semplicemente canticchiandole o fischiettandole, un sistema per rilevare gli errori ortografici in modo più efficace, il modello MUM (Multitask Unified Model) che restituisce indicazioni in risposta a query molto complesse che richiedono un’elaborazione a più passaggi e la ricerca multipla che prevede l’uso simultaneo di testo e immagini.