Nonostante Chrome sia il browser più utilizzato al mondo con il 68% circa del mercato, il nuovo Edge ha iniziato a ritagliarsi una quota di mercato interessante, ormai superiore al 10%. Va però tenuto presente che il prodotto che ha realmente cambiato il panorama dei browser web si chiama Chromium: si tratta di un software libero privo di alcune funzionalità presenti in Chrome e a partire dal quale viene sviluppato il browser “commerciale” di Google oltre a tanti altri browser concorrenti come il nuovo Edge, Opera, Vivaldi, Brave e molti altri.
I “derivati” di Chromium, proprio in forza della licenza con cui il software viene distribuito e della possibilità di “personalizzare” il codice sorgente del browser, hanno quindi tanti aspetti in comune con lo stesso Chrome tra cui la possibilità di sincronizzare i dati del profilo utente poggiando sull’apposito servizio integrato.
Google ha però deciso di applicare un cambiamento importante: l’azienda di Mountain View non permetterà più l’utilizzo da parte di sviluppatori terzi delle API interne progettate per attivare e gestire la sincronizzazione dei dati.
Dal prossimo 15 marzo sui browser derivati da Chromium non sarà più possibile utilizzare la sincronizzazione, almeno non sarà più permesso farlo appoggiandosi alle API di Google.
Browser come Edge, Opera e Vivaldi già utilizzano i loro meccanismi di sincronizzazione senza servirsi delle API Google: per gli utenti finali non cambierà nulla, quindi.
Jochen Eisinger, ingegnere software che si occupa del progetto Chrome, ha però dichiarato: “durante un recente audit abbiamo scoperto che alcuni browser di terze parti basati su Chromium hanno attivato l’integrazione di alcune funzionalità come Chrome Sync e Click to Call che sono destinate solo all’uso da parte di Google“.
Ciò significa che alcuni utenti potevano accedere al proprio account Google e memorizzare i loro dati personali usando la sincronizzazione di Chrome non solo con il browser dell’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin ma anche con alcuni browser di terze parti basati su Chromium.
Quando la sincronizzazione viene abilitata si attiva uno scambio di informazioni personali tra i server di Google e il browser locale: segnalibri, password, cronologia, schede aperte, impostazioni, preferenze e, in alcuni casi, anche dati sulle transazioni effettuate con Google Pay.
Eisinger non ha condiviso i nomi dei browser che hanno integrato le funzionalità di sincronizzazione di Chrome senza autorizzazione.