Stephen Hawking ha fornito gli indizi per confermare le sue teorie sul multiverso

A distanza di meno di due settimane dalla sua morte, il professor Hawking ha pubblicato un lavoro che potrebbe confermare le teorie sull'esistenza di più universi paralleli. Frutto del lavoro durato decenni, lo studio del genio britannico potrà essere utilizzato dagli scienziati per sciogliere molti dubbi.

A distanza di meno di due settimane prima del suo decesso, il professor Stephen Hawking aveva concluso e pubblicato uno studio aggiornato che potrebbe presto portare alla conferma delle sue teorie sul multiverso.

Attorno al concetto di multiverso ovvero l’ipotesi che postula l’esistenza di universi coesistenti fuori del nostro spaziotempo, spesso denominati “dimensioni parallele”, si è sviluppata buona parte del lavoro di Hawking nel corso degli anni 2000.

Secondo Thomas Hertog, docente di fisica co-autore del testo scientifico elaborato da Hawking, il lavoro del cosmologo britannico permetterà di tradurre l’idea di multiverso in una piattaforma verificabile dal punto di vista scientifico.

Nel testo di Hawking-Hertog, consultabile su ArXiv.org, il sito web gestito dalla Cornell University che tiene traccia dei documenti scientifici prima che essi vengano ufficialmente pubblicati nelle varie riviste del settore, si spiega – tra le varie cose – come sia possibile realizzare una sonda in grado di analizzare la radiazione cosmica di fondo (effetto del Big Bang) e confermare come quello in cui ci troviamo sia solamente uno tra molteplici universi paralleli.

Il titolo dello studio è “A Smooth Exit from Eternal Inflation“: con il termine “inflazione” si fa riferimento a quello stato iniziale ad altissima densità ed energia in cui si sarebbe trovato il nostro universo e che avrebbe quindi provocato il Bing Bang.
Un’esplosione primordiale, però, che stando alle teorie di Hawking non sarebbe l’unica: analoghi fenomeni si sarebbero verificati o si starebbero manifestando anche negli altri universi.

Se le teorie di Hawking, utilizzando gli strumenti da lui indicati e lasciati in eredità ai suoi successori, dovessero essere confermate, il professore avrebbe certamente (e finalmente) ottenuto il premio Nobel.
E chissà che la consuetudine di non assegnare un premio Nobel post mortem – prevista anche a livello statutario – non possa essere superata.

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