Lo scorso 7 giugno, L’Assemblea dello Stato di New York ha approvato una legge restrittiva nei confronti dei social network. Questa va a vietare l’utilizzo di algoritmi di raccomandazione che trattano di contenuti che possono creare forme di dipendenza nei bambini.
Stiamo parlando del disegno di legge noto come Stop Addictive Feeds Exploitation (SAFE), che di fatto vieta alle piattaforme social di proporre a utenti pubblicità che potrebbero introdurli a dipendenze.
Il SAFE, di fatto, dovrebbe andare a influenzare i feed degli utenti più giovani, facendo un’attenta analisi degli stessi. In caso di violazione, lo Stato di New York può richiedere una correzione degli algoritmi (da effettuare entro 30 giorni) e, se ciò non avviene, sanzionare la piattaforma incriminata con una multa che può raggiungere fino ai 5.000 dollari per ogni minorenne raggiunto da tale feed pubblicitario.
Questa iniziativa è solo l’ultima di una lunga serie attuate negli Stati Uniti per controllare e limitare l’utilizzo dei social network da parte degli utenti più giovani. Iniziative simili al SAFE sono già stata state prese in California e, a quanto pare, saranno seguite presto da altre normative simili.
Gli Stati Uniti si muovono per limitare i social, ma non tutti sono entusiasti di ciò
I social network, dal canto loro, non sono di certo soddisfatti di queste mosse. NetChoice, gruppo che rappresenta le principali società tech (come Google, Meta e TikTok) ha contestato in tribunale diverse leggi statali negli ultimi due anni in quanto violano il Primo Emendamento, sostenendo la loro incostituzionalità.
Vi sono però anche altre voci che criticano l’operato dei singoli stati e del governo americano su questa tematica. Per Evan Greer, direttore di Fight for the Future (gruppo no-profit di difesa dei diritti digital), queste iniziative sono tutt’altro che positive e fanno leva sul desiderio comune di difendere i bambini per fini politici.
D’altra parte vi sono anche associazioni che difendono il SAFE, come il Mothers Against Media Addiction (MAMA), inziativa portata avanti dall’ex reporter del New York Times Julie Scelfo. La stessa, senza mezzi termini, parla di una vera e propria “Emergenza nazionale” per quanto riguarda la salute mentale dei giovani.