Se, da un lato, l’Unione Europea mira a promuovere l’utilizzo della crittografia e a vietare l’inserimento di backdoor nei software che possano essere sfruttate, al bisogno, dalle forze di polizia e dalle autorità governative (L’Europa promuove la crittografia end-to-end e impedirà l’uso di backdoor, in Italia sono state recentemente approvate le nuove disposizioni sui cosiddetti captatori informatici, strumenti software che possono essere installati sui dispositivi degli utenti e utilizzati per finalità d’indagine, anche per i reati di minore entità: I captatori informatici alias trojan di Stato sono una realtà: di cosa si tratta.
Nulla, però, al confronto di quanto sta accadendo in Cina dove i residenti musulmani nella regione dello Xinjiang sono stati obbligati a installare, sui loro dispositivi mobili, uno “spyware di Stato”.
Si tratta di una vera e propria app di sorveglianza che, una volta installata, non solo raccoglie e trasmette su server remoti i log delle conversazioni WeChat e Weibo (quest’ultimo un servizio di microblogging popolarissimo in terra cinese, un ibrido tra Facebook e Twitter) ma analizza tutti i contenuti presenti sullo smartphone. Per ciascuno di essi ne viene automaticamente calcolata la firma MD5 che viene poi trasmessa alle forze di polizia.
Tutte le firme MD5 vengono confrontate con le informazioni conservate in un database che raccoglie riferimenti a contenuti diffusi tra terroristi e fondamentalisti islamici.
I cittadini che non installano l’applicazione sui loro terminali (o che la disinstallano) potranno essere arrestati e trattenuti in cella fino a 10 giorni.