Secondo un’inchiesta giornalistica pubblicata su Harper’s Magazine, Spotify sarebbe popolata da una serie di artisti “fantasma“, nel contesto di una politica poco trasparente da parte della piattaforma.
Stando alla rivista americana, Spotify avrebbe inserito nelle sue playlist consigliate una quantità significativa di musica creata appositamente per essere poco costosa e generica, al fine di massimizzare i suoi profitti.
A quanto pare, la piattaforma avrebbe attuato un piano interno, chiamato Perfect Fit Content (PFC), utilizzato per acquistare grandi quantità di produzioni musicali da aziende specializzate in “musica di sottofondo”. I brani in questione sarebbero utili come una sorta di “riempimento” per le playlist. Questa pratica permetterebbe a Spotify di risparmiare non poco denaro.
Acquistando grandi quantità di musica a basso costo, Spotify potrebbe ridurre i costi delle royalties pagate agli artisti, aumentando così i profitti. Allo stesso tempo, tali contenuti risultano ideali per chi ascolta in modo passivo la musica, risultando appunto ideali per essere un semplice sottofondo per il lavoro o il tempo libero.
Playlist e artisti “fantasma”: un potenziale danno per i musicisti in rampa di lancio
Sebbene questa pratica, se confermata, possa definirsi scorretta, di fatto non si tratta di nulla che va al di fuori della legge. Di certo, iniziative di questo tipo sollevano non poche preoccupazioni tra gli artisti indipendenti, che si trovano a competere con una quantità enorme di musica scadente presente nelle playlist della piattaforma. Nel complesso, questo tipo di approccio potrebbe portare a un graduale impoverimento della scena musicale.
Secondo la giornalista Liz Pelly di Harpers, Spotify è da tempo pubblicizzato come un servizio per la scoperta musicale e l’emozione che ciò comporta. Il programma PFC sembra però andare in direzione totalmente opposta, facendo intuire che anche le classifiche potrebbero non essere così “genuine”.
La situazione risulta molto delicata anche per il prossimo futuro. Con i tanti servizi legati all’Intelligenza Artificiale per creare musica, gli artisti “fantasma” di Spotify potrebbero solo essere l’inizio.