Spotify intende usare il pugno duro nei confronti di quegli utenti che accedono a funzionalità premium senza averne diritto ovvero senza versare la quota di abbonamento mensile.
La società, che si è messa alle spalle un buon 2018 con un sostanziale incremento dei ricavi, ha comunicato che dal prossimo 1° marzo si riserva il diritto di chiudere gli account degli utenti che adoperano strumenti per il blocco dei banner pubblicitari e delle altre inserzioni esposte dalla versione free dell’applicazione.
Non è chiaro, al momento, se Spotify intenda inviare un’ammonizione prima di procedere con gli interventi più drastici: certo è che i meccanismi utilizzati per superare le limitazioni della versione free su desktop, sull’applicazione web e su mobile sono diventati sempre più diffusi.
La riproduzione di ogni singolo brano musicale ha un costo per Spotify che, in base agli accordi sottoscritti, è comunque tenuta a pagare artisti e case discografiche. Per questo motivo tutti i sistemi che gli utenti continueranno eventualmente ad adoperare per trasformare il piano free nella versione Premium del servizio non saranno più tollerati.
Già lo scorso anno Spotify aveva deciso di bloccare l’utilizzo delle versioni modificate dei pacchetti d’installazione APK per Android che consentivano la fruizione del piano Premium senza averne diritto: Spotify Premium attivato da chi non ne ha diritto: l’azienda chiude i rubinetti.
Spotify ha anche presentato un esposto nei confronti degli autori di un’app Android che permetteva il patching del file APK ufficiale con il preciso intento di abilitare le funzionalità Premium agli utenti che non avevano versato alcun canone di abbonamento. A questo indirizzo gli interventi applicati da GitHub in seguito alle contestazioni avanzate da Spotify.
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