“Una chiara vittoria per la rete Internet e per le regole che la governano“. Così YouTube (di proprietà di Google dal mese di novembre 2006) ha commentato la sentenza emessa da un tribunale spagnolo che ha ritenuto di assolvere il celeberrimo servizio dalle accuse di violazione delle leggi a tutela del diritto d’autore. Secondo i giudici iberici sarebbe praticamente impossibile esaminare tutti i video condivisi su YouTube da parte degli iscritti. La responsabilità legata alla condivisione del materiale eventualmente soggetto a copyright ricade quindi solo ed esclusivamente su chi lo mette “a fattor comune”.
La denuncia nei confronti di YouTube era partita da Telecinco, una delle prime televisioni spagnole per ascolti, appartenente ad una delle società del Gruppo Mediaset. La TV madrilena aveva contestato il presunto mancato intervento da parte dei tecnici di YouTube che, secondo i legali dell’azienda, avrebbero dovute individuare e rimuovere tutti i video coperti da copyright e caricati da utenti non aventi titolo.
Negli Stati Uniti, YouTube aveva recentemente vinto un’importante battaglia contro Viacom. L’organizzazione, che vede tra i suoi affiliati numerose emittenti televisive statunitensi e diverse case di produzione e distribuzione di pellicole cinematografiche, aveva mosso accuse pressoché analoghe a quelle avanzate da Telecinco in Spagna. La vertenza ha visto uscire vincente YouTube, soprattutto in forza delle disposizioni contenute nel DCMA (“Digital Millennium Copyright Act“). La norma offre tutela ai provider Internet ospitanti materiale altrui, allorquando sia possibile dimostrare che lo stesso fornitore abbia agito in buona fede.
“Se i siti web fossero obbligati a dover monitorare autonomamente tutti i video, le foto ed i messaggi testuali inviati dagli utenti prima di acconsentire all’effettiva pubblicazione“, si è aggiunto da YouTube, “servizi molto popolari come YouTube, Facebook, Twitter, MySpace ed altri ancora dovrebbero necessariamente interrompere le loro attività“. I vertici di YouTube continuano spiegando che a tutti coloro che detengono diritti su del materiale audiovisivo è offerta la possibilità di sfruttare la tecnologia “Content ID“. Essa consente ai proprietari dei diritti di identificare i video caricati sul sito da parte degli utenti e che sono costruiti interamente oppure parzialmente da contenuti soggetti a copyright. La medesima tecnologia consente di “scegliere, in anticipo, come procedere quando vengono individuati tali video: generare profitti, formulare statistiche o bloccarli del tutto per impedirne la visualizzazione su YouTube“. La tecnologia Content ID implica, quale requisito indispensabile, la collaborazione dei detentori dei diritti. Essi devono inviare a YouTube dei file di riferimento (audio/video) relativi a contenuti di proprietà e metadati li che descrivono. I contenuti esposti su YouTube potranno così automaticamente essere confrontati con i dati di riferimento.
I precedenti pronunciamenti della giustizia italiana si erano mostrati diametralmente opposti rispetto alla sentenza spagnola. Basti ricordare la vittoria di Mediaset, sempre nei confronti di YouTube: a febbraio 2010 il Tribunale di Roma impose al servizio di proprietà di Google la rimozione degli spezzoni della trasmissione “Grande Fratello” caricati dagli utenti.