Microsoft ha introdotto il noto file system exFAT nel 2006 con il lancio di Windows Embedded CE 6.0. Si tratta di un file system pensato per le memorie flash e in generale per i dispositivi di memorizzazione esterni. Il principale vantaggio di exFAT è che questo file system fa proprie molte delle caratteristiche di NTFS massimizzando l’interoperabilità tra sistemi operativi: aggiunto in Windows Vista nel 2008 e poi in Windows XP, exFAT è infatti supportato anche da macOS e dal 2019 è integrato nel kernel Linux non richiedendo più il caricamento di un driver aggiuntivo.
exFAT è quindi diventato uno dei file system più gettonati per scambiare dati tra un sistema operativo e l’altro senza avere problemi di compatibilità.
Il file system consente inoltre di memorizzare di dimensioni fino a 16 exabyte, di salvare più di 1.000 file per cartella, permette di usare cluster di grandi dimensioni (fino a 2255 byte) anche se all’atto pratico non si va oltre i 32 MB (ne parliamo nell’articolo sulla differenza tra dimensioni e dimensioni su disco dei file) e supporta le liste di controllo degli accessi.
La novità è che l’ingegnere di Sony Yuezhang Mo ha individuato un modo per rendere exFAT molto più veloce su Linux. La sua patch, che sarà verosimilmente integrata nel kernel Linux (a partire dalla release 6.2), fa sì che le unità exFAT contenenti migliaia di file possano risultare molto più veloci, sia nelle operazioni di lettura che di scrittura. Durante i test l’ingegnere Sony ha rilevato che con unità exFAT contenenti almeno 4.000 file il balzo in avanti in termini di performance, dopo l’applicazione dalla sua modifica, è quantificabile in circa il 57%.
La verifica è stata condotta usando una scheda di memoria SD di classe 4 servendosi di una motherboard SABRE i.MX6 Lite. L’esperto afferma che i miglioramenti prestazionali potrebbero risultare ancora più significativi utilizzando sistemi basati su CPU datate.