Sony Pictures usa il pugno duro e minaccia Twitter di un’azione legale.
Vi ricordate l’attacco sferrato alla controllata statunitense dell’azienda nipponica (Sony Pictures bersaglio di un pesante attacco)?
Da allora il materiale razziato sui server della società produttrice e distributrice televisiva e cinematografica è stato diffuso e distribuito in Rete, in particolare attraverso i circuiti peer-to-peer ed i social.
Adesso i legali di Sony Pictures hanno deciso di usare la forza intimando a Twitter di chiudere gli account di tutti coloro che, in queste settimane, stanno pubblicando tweet contenenti informazioni sensibili e materiale che avrebbe dovuto restare cosa privata di Sony.
In particolare un utente Twitter si è “prodigato” nel raccogliere, nel catalogare e nel redistribuire le informazioni “personali” provenienti dai server del colosso statunitense. Si chiama Val Broeksmit, fa il musicista, ed il suo account ha fatto da cassa di risonanza diffondendo ai quattro venti notizie sui film in fase di ultimazione, sugli importi che Sony Pictures verserebbe agli attori per fare promozione delle pellicole cinematografiche su Twitter e sui social, sui “battibecchi” interni all’azienda, sui messaggi inviati dai cracker ai vertici della società.
Anche Broeksmit ha ricevuto la diffida da parte degli avvocati di Sony Pictures: il contenuto della missiva è sostanzialmente identico a quello della lettera inviata all’ufficio legale di Twitter. A diversi giornalisti è stato intimato di eliminare le informazioni sensibili sulle attività di Sony che sono state via a via pubblicate in queste settimane ed i legali di Sony Pictures hanno invitato tutte le testate a guardarsi dal pubblicare riferimenti al materiale rubato dai server della società nel corso dell’ultimo attacco. Anche in questo caso la minaccia è quella di incorrere in una vertenza legale.
Twitter, almeno per adesso, non ha assunto una posizione ufficiale. Il social network, tuttavia, vieta espressamente di pubblicare informazioni personali relative ad individui ed imprese. Non impone invece nessuna restrizione sull’attività di linking. Nel vecchio continente, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è nel merito così espressa: È permesso linkare contenuti soggetti a copyright.