La rete BitTorrent è molto più controllata di quanto non si pensi. Uno studio pubblicato da alcuni ricercatori dell’Università di Birmingham ha rivelato come intense attività di monitoraggio siano state svolte almeno nel corso dell’ultimo triennio. In ogni caso, in tre anni, le attività di tracciamento degli utenti si sarebbero fatte più costanti con l’intento di stabilire quali file vengono scambiati con maggior frequenza e quali trasferimenti dati partono, ad esempio, seguendo i link pubblicati su siti web quali “The Pirate Bay“.
Secondo l’analisi degli accademici, però, tutto il materiale raccolto difficilmente potrebbe essere impiegato per citare in giudizio i singoli utenti ma può essere utilizzato, più che altro, a scopi statistici.
Stando agli esperti universitari, sarebbe stata creata una fitta rete di tracker che non coordinano i rapporti fra gli utenti che richiedono un file e quelli che lo offrono ma che, in realtà, tengono traccia degli indirizzi IP dei sistemi client che si collegano con lo scopo di scaricare materiale protetto dalle leggi sul diritto d’autore. E basterebbero appena tre ore di tempo, mediamente, affinché un indirizzo IP dal quale sia stato avviato un download illegale cada nelle maglie dei “tracker spioni“.
Ma chi sta ponendo in essere quest’attività di spionaggio? Secondo l’indagine dell’Università di Birmingham in molti casi non è affatto semplice stabilirlo perché molte organizzazioni sembrano nascondersi dietro ad alcune infrastrutture di rete messe a disposizione dai provider Internet. In altri casi, gli universitari hanno ricollegato i tracker ad associazioni di tutela del copyright, ad aziende attive nel campo della sicurezza e, addirittura, a laboratori di ricerca governativi.
Il report dell’Università di Birmingham rivela l’utilizzo di tre metodologie di monitoraggio degli utenti di BitTorrent: tracciamento indiretto e tracciamento diretto attivo o passivo. Il primo fa leva soltanto su alcuni indizi a partire dai quali è possibile ritenere che un peer stia effettuando l’upload od il download di un file (alto è il rischio di “falsi positivi”). Con il monitoraggio diretto, invece, chi traccia attivamente l’attività altrui stabilisce le connessioni con i vari peer in modo da confermare che essi stanno condividendo un file oppure “pubblicizza” il suo indirizzi IP ad un tracker restando in attesa di connessioni in ingresso (tracciamento passivo).
“Il nostro lavoro mette in evidenza un’attività di monitoraggio, su scala globale, tesa a tracciare i movimenti di chi condivide file illegali“, ha dichiarato Tom Chothia, uno dei ricercatori universitari. “Praticamente chiunque condivida film e brani musicali famosi in modo illegale sarà prima o poi messo in comunicazione con un server tracciante che annoterà sul suo indirizzo IP. Che cosa potrà essere fatto con quest’informazione non è dato sapere. Lo si vedrà solo nel lungo periodo“.