Uno studio dal “The state of enterprise opensource” appena pubblicato da Red Hat (qui il testo integrale) mette in evidenza quanto le soluzioni opensource siano ormai ampiamente utilizzate in azienda e costituiscano la spina dorsale per la gestione dei carichi di lavoro più pesanti e della stragrande maggioranza delle attività.
Secondo Red Hat, che ha intervistato i responsabili di circa 1.000 imprese in varie aree del mondo, i software opensource sono generalmente utilizzati per lo sviluppo di siti e applicazioni web (45%), per la gestione dei servizi cloud (43%), per la sicurezza e le elaborazioni sui big data (42%), per la gestione di database (41%) e per i server web (38%).
Secondo Red Hat il valore dell’opensource in ambito aziendale risiede nella possibilità di facilitare il raggiungimento di obiettivi comuni con sforzi ridotti e con infrastrutture poco costose. E non è utilizzato solamente per sostituire software proprietari ma anche e soprattutto quale leva per la trasformazione digitale delle imprese.
Se da un lato le soluzioni opensource erano preferite per evidenti motivi di costi, ad esse si guarda oggi con maggior favore anche per ciò che riguarda aspetti come la qualità del codice, la sicurezza e le caratteristiche innovative.
In generale, stando alle conclusioni dell’ultima indagine Red Hat, il 64-69% delle aziende avrebbe incrementato l’utilizzo di soluzioni opensource nel corso degli ultimi 12 mesi (solo nel 2-5% dei casi si sarebbe registrato un decremento) e si stima che la crescita continuerà anche durante l’anno a venire.
Già nel corso di quest’anno e nel 2020 il 67% delle aziende, sempre secondo Red Hat, prevede di utilizzare la containerizzazione in modo molto più massiccio: Macchine virtuali e container: qual è la differenza.
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