L’abbinamento social network e bambini è un tema, senza ombra di dubbio, a dir poco scottante.
In quest’ultimo periodo, le polemiche a tal proposito sembrano essere aumentate. I dirigenti scolastici degli Stati Uniti, infatti, si sono mossi legalmente contro varie piattaforme del settore, come Meta, Alphabet, Snap e BytDance. Secondo i suddetti, infatti, tali servizi possono causare sia danni emotivi che fisici agli studenti più giovani.
Sebbene questa iniziativa appaia clamorosa, non è l’unica che le grandi aziende del settore devono affrontare. Sempre negli Stati Uniti, infatti, ben 42 stati hanno citato in giudizio Meta, con la motivazione che Facebook e Instagram hanno “Hanno profondamente alterato le realtà psicologiche e sociali di una generazione di giovani americani“. A queste iniziative, poi vanno aggiunge anche le cause legali individuali che, a quanto pare, sempre negli states sono oltre 140.
Nel caso che coinvolge i dirigenti scolastici, la situazione si sta facendo difficile per le piattaforme. Il giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers, infatti, ha respinto la mozione dei colossi informatici, che tentavano di respingere le tante cause legali nei loro confronti.
Secondo la sentenza, il Primo Emendamento e la legislazione americana confermano come le piattaforme online non dovrebbero essere trattate come editori di contenuti di terze parti. Ciò significa che Facebook, Instagram, YouTube, TikTok e Snapchat non sono esenti da responsabilità rispetto a ciò che viene pubblicato al loro interno.
Meta, Alphabet, Snap e BytDance sotto accusa: più di 140 azioni legali relative a social network e sicurezza dei bambini
Stando a quanto affermato dal giudice, molte delle affermazioni avanzate dai querelanti non costituiscono libertà di parola o di espressione, poiché hanno a che fare con presunti “Difetti” sulle piattaforme stesse.
In tal senso, viene citata un’inadeguato sistema di controllo dei minori, l’assistenza di sistemi efficaci di verifica dell’età e un processo di cancellazione dell’account tutt’altro che semplice da effettuare.
Di fatto, quanto sentenziato, non è di certo buon segno per le piattaforme coinvolte. Gli avvocati Lexi Hazam, Previn Warren e Chris Seeger, hanno così commentato quanto successo “La decisione di oggi è una vittoria significativa per le famiglie che sono state danneggiate dai pericoli dei social media“.
Dall’altra parte della barricata, però, non si è fatta attendere una risposta. A far sentire le ragioni dei colossi tecnologici è stato José Castañeda, il portavoce di Google, secondo cui le accuse relative a queste denunce sono “Semplicemente non vere“. Il portavoce ha poi chiarito come le società sotto accusa si siano impegnate per creare “Esperienze adatte all’età per bambini e famiglie su YouTube e fornisce ai genitori controlli robusti“.