Snapdragon 1000 sarà il processore ARM più potente per i dispositivi always on

Qualcomm e Microsoft cominceranno a fare sul serio con il SoC Snapdragon 1000 (il nome non è ancora definitivo): Windows 10 sarà più performante sui dispositivi always on come notebook, convertibili e tablet.

Qualcomm e Microsoft hanno lavorato per più di due anni spalla a spalla al fine di portare Windows 10 sui notebook, i convertibili e i tablet basati su architettura ARM.
I primi dispositivi always on che sono stati al momento presentati poggiano su SoC Snapdragon 835, sono disponibili in quantità limitate e appaiono come “un assaggio” delle future evoluzioni: Sistemi Windows on ARM con Snapdragon 835: la batteria dura tanto ma le performance?.


Il processore Snapdragon 835 è stato progettato in primis per gli smartphone e non è nato con il preciso obiettivo di supportare il funzionamento di Windows 10. Così, Qualcomm ha progettato il più recente Snapdragon 850, in grado di fornire performance migliorate: Snapdragon 850, nuovo processore ARM per i PC Always Connected.

Il vero passo in avanti dovrebbe essere compiuto con il rilascio del SoC Snapdragon 1000 (il nome potrebbe non essere quello definitivo): questo processore avrà dimensioni certamente più ampie (misurerà 20×15 mm; gli attuali non superano i 12×12 mm), raddoppierà la potenza di calcolo e sarà basato su core Cortex-A76.
Il lancio dello Snapdragon 1000 è atteso per il prossimo anno insieme con “un’infornata” di dispositivi alway on “Windows on ARM” molto più veloci, potenti e versatili.

ll SoC sarà contraddistinto da un TDP pari a 6,5 W (i processori delle serie Y e U di Intel si attestano tra i 4,5 W e i 15 W) e potrà gestire fino a 16 GB di memoria RAM LPDDR4X oltre a due unità UFS da 128 GB ciascuna. Sul versante connettività, Snapdragon 1000 supporterà le nuove specifiche WiFi 802.11ad (WiGig, trasferimenti dati fino a 8 Gbps con 802.11ad) e modem LTE capace di trasferire dati a oltre 1 Gbps.
Inutile dire che i consumi energetici saranno ulteriormente migliorati così da rendere “imbattibile” l’autonomia della batteria.

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