Efim Bushmanov, un ricercatore indipendente, ha voluto informare la Rete tutta circa l’attività condotta nei mesi scorsi sul client VoIP Skype. Effettuando, molto probabilmente, il reverse engineering” del codice binario dell’applicazione recentemente acquistata da Microsoft, Bushmanov è riuscito ad estrapolare tutti i dettagli su ciò che accade “dietro le quinte”. “Il mio obiettivo è contribuire a rendere Skype un prodotto opensource“, ha dichiarato il ricercatore sul suo blog – “skype-open-source” -, varato per l’occasione.
I protocolli di tipo proprietario impiegati da Skype hanno sinora permesso alla società di mantenere massimo segreto sulle peculiarità tecniche della sua piattaforma che, fondata nel mese di agosto 2003, consente di effettuare chiamate VoIP, avviare videoconferenze, scambiarsi messaggi testuali e file di ogni genere.
Bushmanov ha spiegato di aver sfruttato anche del codice messo a punto, nel 2006, dai due studiosi Fabrice Desclaux e Kostya Kortchinsky (progetto Vanilla Skype) oltre a del materiale prodotto da VEST Corporation. Il codice rilasciato viene concesso solamente per utilizzi di tipo accademico e didattico: bisognerà però verificare come Skype valuterà il lavoro sin qui svolto. L’attività di reverse engineering è infatti generalmente vietata nei termini delle licenze d’uso dei vari software di tipo proprietario. Si tratta comunque di una pratica talvolta accettata nei casi in cui l’obiettivo sia quello di rendere un software od una periferica hardware interoperabile con sistemi diversi da quelli per cui è stata concepita.
L’esperto ha poi aggiunto di essersi sin qui concentrato essenzialmente sulla versione 1.4 del protocollo impiegato da Skype. Tale versione non è in grado di collegarsi ai “supernodi” che fungono da scheletro per l’attuale relase di Skype 5.x. Secondo Bushmanov, però, i suoi sforzi già permetterebbero di comprendere molti dei meccanismi alla base del funzionamento di Skype.